ROMA. «Se il compito della politica è migliorare le condizioni di vita delle persone, ora più che mai la politica deve puntare sull'Europa: non per farne l'obiettivo facile e privilegiato dei risentimenti nazionali. Ma perchè quella è la leva che bisogna azionare se il nostro continente vuole ripartire e ricominciare a crescere, anzichè condannarsi all'irrilevanza». Lo scrive la presidente della Camera Laura Bordini in un intervento sul Messaggero. «L'Unione europea ha bisogno di uscire da una situazione ormai comatosa, che nella gestione della crisi greca ha toccato il suo fondo - spiega -. Ci si è preoccupati del contagio che il 'focolaio’ greco poteva appiccare alle economie degli altri Paesi, ma non abbastanza per il diffondersi di altri 'germi’, che i listini di Borsa non registrano e che tuttavia continuano a prosperare. Cresce in molti paesi europei la malapianta della demagogia populista, che finge di sciogliere a colpi di slogan le complessità non aggirabili della globalizzazione: l'importante non è risolvere i problemi, è salire nei sondaggi. Cresce l'antieuropeismo, e con esso la pretesa assurda che sia meglio ridiventare più piccoli, tornare a chiudersi negli Stati-nazione, per competere coi giganti mondiali. Cresce anche e purtroppo un pericoloso sentimento antitedesco. La sfida non è trovare il Paese-untore da espellere per salvare il resto, ma come 'rianimare’ l'intero organismo. Insieme ad una nuova politica economica, a parametri socialmente sostenibili, ci vuole anche una diversa costruzione istituzionale».