PALERMO. Crocetta prende le distanze dall’assessore Vania Contrafatto. Ne sconfessa la linea tenuta sul disegno di legge denominato Acqua Pubblica e la invita ad attenersi al programma di governo. Se non fosse appena scoppiata la pace con il Pd, quello di Crocetta sarebbe il preludio al licenziamento dell’assessore renziano. Che a sua volta ha definito, in una intervista al Giornale di Sicilia, incostituzionale la riforma che l’Ars si appresta a votare oggi. Per la Contrafatto «escludere i privati dalla gestione dell’acqua va contro norme nazionali ed europee. Qualcuno insegue propri interessi». Ma il testo - sostenuto trasversalmente da grillini, quasi tutto il Pd e pezzi di Ncd - piace a Crocetta: «Trovo stucchevole il dibattito sulla costituzionalità della legge sull'acqua pubblica. Anche perchè il problema, semmai, potrebbe porsi sull'interpretazione di qualche comma. Voglio ricordare che le dichiarazioni di anticostituzionalità in Italia le fa solo la Corte Costituzionale, non i governi, né i deputati o gli assessori». Il presidente ha attaccato l’assessore anche in punta di diritto: «Nessuno si erga a giudice costituzionale, poichè le auto-proclamazioni sicuramente sono prive di effetto. In forza dello Statuto, la Regione ha competenza esclusiva in materia di gestione delle risorse idriche. Non si può pertanto invocare, per dichiarare incostituzionale la legge sull'acqua pubblica in Sicilia, un possibile contrasto con la legge ordinaria dello Stato. Poiché, sul piano della gerarchia lo Statuto è superiore a qualsiasi legge ordinaria dello Stato». Crocetta ha attaccato i privati che gestiscono per l’ora l’acqua in Sicilia: «Il sistema privatistico di gestione dell'acqua in Sicilia è stato in questi anni, in molti casi, fallimentare. Basta citare la vicenda dell'Aps di Palermo e quella di Siracusa. Per non dimenticare casi di Ato idrici in Sicilia che hanno il sistema di tariffazione più alto d'Italia, come quello di Agrigento. L'operazione poi di Siciliacque, quella sì, dovrebbe essere in contrasto con le direttive europee poichè ha creato un monopolio ultra decennale di gestione dell'acqua affidata sostanzialmente ai privati, con un ruolo estremamente marginale della Regione, unico caso in Italia». Da qui le conclusioni del presidente: «Le dichiarazioni singole vanno considerate pertanto espressioni di opinioni personali. La linea del governo, e non può essere altrimenti, è quella del programma consegnato ai cittadini e protocollato presso la segreteria generale del Comune di Tusa, il 29 settembre del 2012. Indietro non si torna». L’assessore non ha voluto replicare. Anche se, va detto, l’Ars oggi pomeriggio potrebbe accogliere degli emendamenti «ispirati» dall’assessore Contrafatto per introdurre in Sicilia la possibilità che i Comuni possano scegliere da un ventaglio di tre soluzioni: l’affidamento della gestione ai privati tramite gara d’appalto, a una società mista o a una società interamente pubblica. La riforma che l’Ars si appresta a provare prevederà anche la possibilità che i privati gestiscano l’acqua. È la principale modifica al testo ottenuta dall’assessore Vania Contrafatto al termine di una informale riunione con tutti i capigruppo e il presidente dell’Ars. L’emendamento che verrà presentato oggi all’articolo 6, il cuore della legge, prevede la gestione del servizio possa essere affidata dai sindaci «anche a privati». Mentre il testo iniziale prevedeva solo «enti di diritto pubblico quali aziende speciali, aziende speciali consortili, consorzi fra Comuni o singoli Comuni». «Abbiamo trovato un'intesa per smussare i profili di incostituzionalità e rendere la riforma dell'acqua il più possibile conforme alla legge nazionale ha detto a Contrafatto. Secondo l’assessore «si interverrà sul numero degli Ato, che sarà indicato dalla legge, e sul modello di gestione: le Autorità d'ambito a livello locale, individueranno in base agli interessi della collettività e alla gestione economicamente più vantaggiosa, quale modello scegliere fra gestione pubblica, mista o attraverso l'affidamento ad un soggetto privato. Saranno le assemblee delle Autorità d'ambito a decidere». ACQUA PUBBLICA: APPROVATO ART.1 DEL DDL. Dopo più di due ore e mezzo di dibattito d'aula, l'Ars ha approvato il primo articolo del disegno di legge sulla ripubblicizzazione dell'acqua: l'articolo sancisce le finalità e i principi della legge, ad iniziare dalla definizione dell'acqua come «bene pubblico non assoggettabile a finalità lucrative». L'articolo 1 stabilisce, fra l'altro, l'avvio della «progressiva definizione di un sistema tariffario tendenzialmente unitario». Il dibattito è ripreso intorno le ore 20 con l'esame dell'articolo 2. In Sicilia ogni cittadino avrà garantito un quantitativo «minimo vitale» di acqua per l'alimentazione e l'igiene intima pari a 50 litri al giorno: lo prevede l'articolo 1 del ddl di ripubblicizzazione dell'acqua in discussione all'Ars. «È una norma di civiltà - ha commentato il presidente della Regione Rosario Crocetta a margine dei lavori d'aula - è giusto che ogni siciliano abbia garantito il diritto all'acqua, anche le fasce più povere». L'erogazione del «quantitativo minimo vitale» sarà assicurata, dunque, anche ai morosi per i quali si dovranno prevedere meccanismi alternativi di recupero delle somme, come ad esempio il pignoramento di beni materiali. «È un pò quello che avviene con l'energia elettrica - ha aggiunto Crocetta - quando non si paga la bolletta viene abbassata la fornitura, ma un minimo di energia è comunque erogata».