ROMA. La comunità Pd «ferita» da pochi parlamentari che votano contro il governo. I sindacati «in crisi» nei quali «girano più tessere che idee». La sinistra che sembra «preferire Grillo o Salvini». Quasi si sfoga, Matteo Renzi, nella risposta alle lettere che gli inviano i «compagni» su l'Unità. Fa autocritica sulle pecche che mostra il Pd sui territori ma conferma la determinazione ad andare avanti, a partire dal Senato, «la madre di tutte le riforme». E alla minoranza dem che lo accusa di svelare un orientamento sempre più «verso il centro e la destra», risponde con un rilancio. Il 7 agosto riunirà la direzione Pd. All'ordine del giorno: il Sud. Obiettivo: «Dare il segno concreto che la musica è cambiata». Non si spegne l'eco dei dati allarmanti di Svimez sul Sud e Roberto Saviano chiede a Renzi di «fare presto, perchè nel Mezzogiorno s'è rotto anche il filo della speranza». Il governo, replica indirettamente il premier rispondendo ai lettori de l'Unità, ha fatto «molte cose buone ma adesso è fondamentale sbloccare i progetti incagliati, da Ilva a Bagnoli, dalla Sicilia a Reggio Calabria». Ma anche il Pd come partito al Sud deve «cercare di fare meglio». È il momento di intervenire, ragiona Renzi: perciò alla vigilia delle vacanze riunirà la direzione del partito, da lì parte il rilancio sul Mezzogiorno. Ma la minoranza dem accoglie la mossa con scetticismo: è un primo passo, incalza Roberto Speranza, «la situazione è intollerabile e serve una sterzata nell'azione di governo: non bastano le parole». Una posizione, questa, che viene letta dai renziani come la riprova del fatto che ormai la sinistra dem porta avanti una battaglia tutta politica nel partito. «Sai - si duole Renzi con un lettore - qual è l'unica cosa che mi fa male, compagno? Che questi atteggiamenti di pochi parlamentari feriscono l'intera comunità del Pd. Non è giusto violare le normali regole democratiche di un partito» votando contro il governo come sulla Rai. «Ma - ribadisce il segretario - nessuna espulsione, per carità. Andiamo avanti». A settembre, alla ripresa dei lavori parlamentari, ogni sforzo sarà concentrato sulla riforma costituzionale, perchè vinta quella «battaglia», spiega Renzi, «avremo svoltato». I renziani scommettono che i numeri per farla passare, con o senza modifiche, ci saranno, anche perchè il fronte della minoranza Pd si sfalderà. Ma i 25 firmatari del documento per il Senato elettivo assicurano che saranno compatti, anche di fronte al rischio di elezioni anticipate: «Minacciarle è un'arma irresponsabile, arrogante e spuntata, perchè spetta al presidente della Repubblica decidere». «Non si ritrova l'unità del Pd sulla base di insulti e attacchi frontali», avverte Federico Fornaro. E mentre il prodiano Franco Monaco propone la scissione per poi ritrovarsi in un centro-sinistra «col trattino», Riccardo Corsini accusa Renzi di aver dimenticato lo spirito ulivista «per sfondare elettoralmente in direzione del centro e della destra». Al contrario, assicura il segretario, per una sinistra unita «noi ci siamo». Sono piuttosto «alcuni comportamenti di una parte della sinistra» a sollevare «il dubbio che vogliano tornare all'opposizione e preferiscano Grillo o Salvini», scrive Renzi. Poi, la stoccata: «Meno male che sono pochi». E un nuovo affondo il premier lo riserva anche ai sindacati: «Troppa burocrazia. Girano più tessere che idee», accusa il premier. E rilancia la sua sfida a fare «una buona legge sulla rappresentanza». Ma non serve una legge, replica dalla Cisl Annamaria Furlan: «Debbono cambiare il modello contrattuale e la struttura organizzativa, ma stiamo già intervenendo». E Carmelo Barbagallo della Uil difende le tessere: «Sono il simbolo della libertà ma evidentemente il nostro premier, immerso in un humus culturale individualista, fa fatica a concepire il valore della libertà di associazione».