PALERMO. «Non considero affatto nemico il governo Renzi, anzi chiedo un confronto serio per affrontare i problemi della Sicilia, che non sono quelli di soggetti interessati solo alla destabilizzazione». Così il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, conversando con l'ANSA. «Roma - aggiunge - purtroppo non è bene informata sulle questioni più urgenti e serie dell'isola».
Aggiunge Crocetta: «Nessuno pensi a una gestione etero-diretta, il rapporto con lo Stato è pattizio; la Regione deve rispettare le prerogative dello Stato ma anche lo Stato è tenuto a sua volta a rispettare quelle della Regione». «Lo Stato dal '46 in poi - riflette il governatore - non ha riconosciuto gran parte delle prerogative del nostro Statuto speciale contenute nelle norme costituzionali come l'Alta Corte, i poteri del presidente della Regione e cosa ancora più grave il disconoscimento degli articoli 36 e 37 sulle entrate tributarie e fiscali a favore della Regione, che però svolge funzioni pesantissime come la gestione con risorse proprie dei Beni culturali e della forestazione. Se si riconoscessero le nostre prerogative la Sicilia non avrebbe bisogno di alcun trasferimento da parte dello Stato. Anzi, negli ultimi anni lo Stato ha tagliato diversi miliardi di euro, 3 miliardi solo durante il mio governo rendendo vani i tagli agli sprechi e al malaffare che abbiamo fatto in Sicilia e pari a 3
miliardi».
«Nonostante ciò - afferma Crocetta - la nostra situazione non è comparabile a quella della Grecia. Noi abbiamo riformato il sistema delle pensioni: nel 2014 col contributo di solidarietà, quest'anno allineando le pensioni dei regionali agli statali, senza dimenticare il tetto dei 160 mila euro per i dirigenti, il più basso d'Italia». Crocetta annuncia che la prossima settimana presenterà una relazione su quanto fatto dal suo governo in due anni e mezzo e sulle proposte che ancora attendono risposta all'Ars.
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