Pressione fiscale e debito pubblico, nodi scorsoi dell' economia italiana. Allentarli, magari in contemporanea, è considerata da molti una "missione impossibile". Ma non da tutti. Renato Brunetta, infatti, esclama: «La ricetta è semplice. Taglio della spesa pubblica e taglio della pressione fiscale. Il tutto di uguale ammontare». Il capogruppo di Forza Italia alla Camera, ordinario di Economia del Lavoro all' Università di Roma Tor Vergata, propone: «Riduzione della spesa corrente, che è attualmente pari a circa 800 miliardi, di 80 miliardi in 5 anni. All' anno, sono 16 miliardi. E riduzione di pari importo della pressione fiscale, portandola dall' attuale 45 al 40 per cento, sempre in 5 anni. Era il programma di Forza Italia e Lega per le elezioni di febbraio 2013. Agli italiani era piaciuto, infatti abbiamo quasi vinto le elezioni».
Giù le tasse. E la montagna del debito come si scala?
«Abbiamo la ricetta anche per la riduzione del debito pubblico. E non da ora. La pubblicammo sul Sole 24 Ore il 10 agosto 2012. In cifre, il nostro "Attacco al debito"prevede in primo luogo la riduzione strutturale del debito pubblico: almeno 400 miliardi di euro come valore obiettivo in 5 anni. Secondo punto, il tendenziale dimezzamento del costo che paghiamo per gli interessi: dai 75-80 miliardi attuali a 35-40 miliardi in 5 anni. Infine, operazioni una tantum: 30-40 miliardi subito. Come vede, tutto scritto, tutto documentato. Renzi arriva in ritardo. E senza uno straccio di documento, senza uno straccio di copertura, Servirebbe anche rilanciare i consumi interni. Consigli...per gli acquisti?
«Di quei 16 miliardi l' annodi riduzione della pressione fiscale, nel nostro modellino la metà vanno alla riduzione della pressione fiscale sulle imprese, che si traduce in maggiori investimenti e più occupazione, e l' altra metà alla riduzione della pressione fiscale sulle famiglie. Che significa, appunto, maggiori consumi. E chissà, magari anche più natalità... Ovviamente, riduzione della pressione fiscale sulle famiglie, da realizzare attraverso l' introduzione della Flat tax: aliquota unica al 20 per cento. La vera rivoluzione copernicana».
«Spending review», termine alla moda. In concreto, quanto s' è fatto e soprattutto quanto si può ancora fare per ridurre la spesa pubblica?
«Si è fatto poco o niente. Si ricorda la vendita delle auto blu su eBay? Tanta fanfara, ma pochi ricavi. Oil piano di dismissioni del Tesoro, lei ha visto qualcosa? Io no. Sulla spending review, Renzi si sta avvitando. L' ha usata come un pozzo senza fondo ogni volta che gli è servita per coprire i suoi vezzi, 80 euro inclusi, ma se a fine anno i conti non tornano scattano le clausole di salvaguardia. E son dolori. Da qui al 2018 sono più di 70 miliardi. Quasi tutti di spending review mancata».
Quindi?
«Questo significa che nel 2018 ci troveremo con l' Iva al 25,5 per cento. Le sembra riduzione delle tasse coperta da spending review questa? O aumento delle tasse a causa della revisione della spesa mancata? Se a questo aggiungiamo 4-5 miliardi per il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici, arriviamo a 80 miliardi. Se Renzi vorrà dunque ridurre, come dice, le tassedi 50 miliardi e rispettare gli impegni già presi, dovrà trovare 130 miliardi nei prossimi tre anni. Auguri».
Tra una riforma pensionistica e l' altra, sembra di stare sulle montagne russe. Il professor Brunetta come cambierebbe il sistema?
«Cancelliamo la Fornero e tutto quello che è venuto dopo di lei. Sono stati fatti solo danni. La sentenza della Corte costituzionale, che ha fatto tanto arrabbiare Renzi, deriva proprio da quelle che lei ha definito "montagne russe". I provvedimenti del ministro tecnico Fornero, sia in tema di mercato del lavoro quanto di pensioni, hanno allontanato il nostro Paese dal "mainstream" europeo cui era approdato grazie ai provvedimenti del governo Berlusconi. La miglior riforma delle pensioni è il sistema contributivo e avere più posti di lavoro.
Non siamo la Grecia, ma il tasso di disoccupazione giovanile fa paura anche da noi. Suggerimenti per invertire la tendenza?
«Cito ancora una volta il modello Berlusconi: dal 2000 al 2008, prima della grande crisi, i nostri governi hanno creato oltre 3,5 milioni di posti di lavoro, con una riduzione del tasso di disoccupazione dal 10 al 6,1 per cento e un aumento del tasso di occupazione regolare dal 55,5 al 58,7.
Altro che Grecia, quando c' eravamo noi! I compagnucci del Pd che dicevano: "Disoccupazione giovanile al 29 per cento, Berlusconi dimettiti", dove sono adesso?».
«La mia utopia. La piena occupazione» è il titolo di un suo saggio pubblicato lo scorso anno.
Sempre e solo un' utopia?
«Andremo al governo e la realizzeremo. Manca poco. Basta con la società dei salariati, con salari fissi e occupazione variabile! Vogliamo piena occupazione e la remunerazione in base agli utili».
Per le imprese, aiuti economici o detassazione? O sarebbe meglio una seria «deregulation»?
«Detassazione da finanziare cancellando i cattivi trasferimenti. Su questo è d' accordo anche Confindustria. Quanto alla deregulation, infine, nel programma del 2013 noi proponevamo il passaggio "dalle autorizzazioni ex ante ai controlli ex post". Basterebbe tagliare drasticamente la cattiva burocrazia e le imprese sarebbero felici. Ma la sinistra non ne è capace».
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