ROMA. «Se tutti i 28 leader guardano in direzioni diverse sarà impervio trovare una via unica. Non può più essere accordato il vizietto diffuso che l'ansia di rielezione dei leader venga prima di qualsiasi altra cosa. Tutto sommato, rispetto alla storia d'Europa è una piccola increspatura epidermica se in Germania vince la Cdu/Csu o la Spd. Se si riduce a una somma di un insieme incoerente di decisioni nazionali, l'Europa va a picco». È quanto afferma ad Avvenire, l'ex premier Mario Monti, secondo cui «non ha senso aspettare il 2017 per i nuovi passi da compiere sull'integrazione della Ue» come «l'urgente clausola sugli investimenti».
Il caso della Grecia, fa notare Monti, «per dire che si è risolto, ci sono due grossi quesiti da risolvere. Il primo, urgentissimo, è la volontà e capacità concreta del governo greco di fare le riforme richieste. C'è stato un rimpasto, vedo che si parla anche di possibili elezioni dopo l'estate. Io auspico, a differenza di tanti altri, che continui come primo ministro Tsipras».
«Al momento - osserva l'ex premier - sembra l'unico leader capace di mantenere un consenso ampio, anche se sminuito dopo questa condotta. E perchè la Ue perderebbe punti agli occhi dei cittadini se desse l'impressione che sue decisioni portano come conseguenza a cambiamenti di governi, anche se sappiamo bene che non ci sono interferenze dirette».
«Alla fine - sottolinea comunque - Merkel è apparsa meno falco perchè più falchi di lei sono apparsi non solo il ministro delle Finanze Schaeuble e la bavarese Csu, ma anche alcuni socialdemocratici come Gabriel e Schulz, nonchè vari Paesi dell'Est e persino del Sud Europa. Il cancelliere nel discorso al Bundestag ha giustamente sottolineato che se non fosse stato fatto questo accordo si sarebbe prodotto caos e disordine, nella Grecia ma anche nel resto d'Europa, e l'alternativa non sarebbe stato l'ordine. E ha spiegato il dovere di solidarietà e il grande interesse che la Germania ha al successo della zona euro».
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