ROMA. Lo tsunami Mafia Capitale travolge con ancor più forza la giunta in Campidoglio che perde un altro pezzo. Questa volta ad andar via è il vicesindaco Luigi Nieri, in quota Sel. Una defezione che segue di poco quella dell'ex segretario generale Liborio Iudicello e del collaboratore del sindaco Matteo Stella. L'unico a resistere al timone di una nave sempre più scossa dalla tempesta politica sembra essere Ignazio Marino che ora dovrà per forza fare i conti con un rimpasto del suo esecutivo. Un'operazione forse adesso resa più semplice per il sindaco-chirurgo e il commissario dei dem Matteo Orfini visto che si è liberata la poltrona 'fulcrò di quella manovra che, secondo indiscrezioni, puntava ad avere un nuovo vice in casacca democratici.
Il numero due di Palazzo Senatorio ha affidato il suo addio al suo sito annunciando di aver consegnato «dimissioni irrevocabili anche se non sono indagato». «Ho svolto i compiti delicatissimi che mi sono stati affidati con la più grande umiltà e serietà - dice l'ex vicesindaco - con onestà e trasparenza, senza mai rinunciare ai miei profondi e radicati valori e ideali di sinistra. La mia è una decisione personale, non improvvisa e non dettata da ragioni oscure, nè da nauseanti ragionamenti politicisti». Ci tiene a sottolineare che «nessuno gli ha chiesto di fare un passo indietro», rispondendo così alle indiscrezioni circolate in questi giorni che parlavano di un pressing del Pd per avere la poltrona di vicesindaco targata dem. Poi l'affondo contro i poteri forti che hanno tentato più volte di «destabilizzare e mettere in un angolo» l'amministrazione Marino: «Non posso più tollerare che la mia persona sia usata, in maniera volgare e oscena, come strumento per attaccare Roma e un'amministrazione che ha fatto battaglie di cui la sinistra italiana può andare fiera - spiega Nieri - Se avessi pensato soltanto a me, avrei continuato senza farmi
scalfire da nulla. Ho le spalle larghe. Ma ormai è evidente che certi poteri, certe realtà che hanno sempre avuto interessi sulla città, condizionandone le scelte, poteri che io ho incessantemente combattuto, sin da ragazzo, hanno fatto di me il bersaglio perenne di attacchi che non si sono limitati a colpire la mia persona, - mai, e sottolineo mai, sfiorata dalle indagini di Mafia Capitale, portate avanti con serietà e rigore dallaProcura della Repubblica, che infatti non mi ha mai indagato - ma si sono spinti oltre per tentare di inquinare l'immagine dell'intera amministrazione di Roma e anche quella del mio partito, Sel, mai coinvolto in alcuna inchiesta giudiziaria».
Non ci sta insomma Nieri ad assistere al «tritacarne mediatico che vomita» ogni giorno notizie di intercettazioni, dove si tenta di «far passare per nuove cose vecchie di totale irrilevanza penale e giudiziaria». Proprio oggi il Messaggero pubblicava un articolo in cui si fa riferimento al dossier del prefetto Gabrielli su Mafia Capitale dove ci sarebbe un paragrafo dedicato a Nieri sottolineandone il «rapporto di fiducia» con Salvatore Buzzi. «Io non ci sto. Lascio per impraticabilità di campo, perchè non intendo prestarmi neanche per un giorno di più a questo gioco al massacro. Non lascerò che indeboliscano l'azione di questa amministrazione» conclude l'ex vicesindaco. «Comprendo la sua amarezza» chiosa Marino che difende fino all'ultimo Nieri. Lo definisce «una persona leale e di specchiata onestà, un gentiluomo dai comportamenti
inappuntabili, un amico dell'età adulta». Ma soprattutto un vicesindaco che «non è mai stato coinvolto nelle indagini che in questi mesi hanno toccato l'amministrazione», tiene a precisare il chirurgo dem. Ora la 'fase 2', tanto attesa e sbandierata, dovrà partire col metter mano alla squadra di assessori. Si era già al lavoro per trovare un sostituto di Guido Improta che ha annunciato il suo addio diverse settimane fa. Adesso nel totonomine si aggiunge un'altra casella. Ancora più importante per gli equilibri politici: quella del vicesindaco. Intanto Mafia
Capitale continua intanto a 'mieterè vittime in Campidoglio: prima di Nieri si erano dimessi l'assessore alla Casa Daniele Ozzimo, il presidente dell'assemblea capitolina Mirko Coratti e diversi consiglieri comunali. Tutti finiti in manette.
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