Giovedì 19 Dicembre 2024

Riforme, il governo stringe su Rai e Pubblica amministrazione

ROMA. Anche se le riforme costituzionali sono finite nella pagina di settembre del calendario parlamentare, resta comunque fitto l'elenco di impegni che governo e maggioranza vorrebbero portare a termine entro la pausa estiva. E non solo sul fronte legislativo. Si attende a giorni, infatti, il rinnovo delle presidenze delle commissioni della Camera, come assicurato dalla presidente Boldrini, che potrebbe comportare un minirimpasto di governo e una revisione dei vertici delle commissioni anche a Palazzo Madama. A dire il vero su quest'ultima possibilità le opinioni sono contrastanti: secondo alcuni senatori del Pd si vorrebbe attendere prima l'«uscita allo scoperto» dei verdianini che potrebbero creare un gruppo autonomo o iscriversi al Misto rivendicando, come «componente», delle caselle nel rinnovo delle presidenze. Secondo altri, invece, si dovrebbe procedere comunque, a prescindere da cosa faranno i fedelissimi di Denis Verdini, perchè «se si cambia assetto a Montecitorio non si vede perchè si dovrebbe attendere a Palazzo Madama». E una volta che si «rimettono le mani sulle commissioni» per assicurare una presenza a tutte le varie anime della maggioranza (lasciando magari al vertice della commissione Difesa della Camera Elio Vito «per non agitare troppo le acque sui Marò», caso sul quale c'è massima attenzione soprattutto nel centrodestra), si potrebbero anche rimpiazzare i tasselli mancanti nel governo. Dando magari a Ncd il ministero per gli Affari Regionali per il quale il partito centrista potrebbe designare il coordinatore del partito Gaetano Quagliariello. Altrettanto complesso il fronte legislativo. Ci sono cinque decreti da convertire e due riforme sulle quali Renzi punta molto: quella della Rai e quella della Pubblica Amministrazione. Sulla Rai, all'esame del Senato, non ci dovrebbero essere grossi problemi, come si spiega nella maggioranza, visto che «è stata resa soft a sufficienza» per essere accettata anche dai palati più critici del centrodestra. O, per dirla con il senatore della Lega Johnny Crosio, essendo stata trasformata di fatto in «una Gasparri bis» (dimostrando «come il Patto del Nazareno sia più vivo che mai»), potrebbe incassare più voti del necessario senza dover ricorrere alla fiducia. Fiducia che invece potrebbe rivelarsi necessaria per il testo sulla P.A. che ha subito profonde modifiche alla Camera, ma che il governo vorrebbe veder votato definitivamente entro la prima settimana di agosto. I decreti potrebbero venire accorpati per accelerare al massimo i tempi. Quello che riguarda l'Ilva e Monfalcone, ad esempio, potrebbe confluire in quello che rivede le procedure fallimentari, mentre quello sulle «strade sicure» (parte del decreto sulla sicurezza urbana annunciato nelle settimane scorse da Alfano) potrebbe finire nel testo sugli enti locali. Corsia autonoma invece per quello sulle pensioni in scadenza il 21 luglio. Piedi di piombo invece sulle unioni civili. Renzi, che vorrebbe veder approvato il testo Cirinnà per «rifarsi - come spiegano alcuni senatori Dem - una verginità a sinistra», vorrebbe evitare però uno strappo con Ncd con il quale ha già qualche problema visto, tra l'altro, il recente «sì» all'arresto dell'ex presidente della commissione Bilancio di Palazzo Madama Antonio Azzollini in Giunta per le Immunità. Il partito di Alfano infatti, che della difesa della famiglia tradizionale ha fatto ormai la sua bandiera anche «per una questione di visibilità», come si osserva in Sel, non vuol sentir ragioni: ok alla tutela dei diritti, ma «no al simil-matrimonio per i gay che finirebbe per garantire anche il ricorso alle adozioni». Nessuno strappo come avvenuto per la scuola, dunque, perchè così facendo, si assicura in Ap-Ncd, Renzi si troverebbe «con una nuova maggioranza».

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