ROMA. L'attentato contro il consolato italiano al Cairo è un tentativo di intimidire l'Italia, impegnata accanto al governo egiziano nella lotta contro il terrorismo. Ma noi non ci lasciamo intimorire. Parola del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni che in un'intervista a un quotidiano nazionale anticipa che domani sarà nella capitale egiziana per portare la sua solidarietà al personale della sede diplomatica.
«Non mi sorprende che Daesh (il nome arabo dell'Is, ndr) rivendichi l'attacco - spiega il ministro - È la linea che seguono sempre, per ogni azione. Che poi questo corrisponda a una effettiva responsabilità sull'autobomba, non abbiamo elementi per dirlo. Le caratteristiche dell'attacco ci dicono che lo scopo era sicuramente intimidatorio, colpire la presenza internazionale nell'ambito di uno scontro fra terrorismo fondamentalista ed Egitto. Ma noi non ci lasciamo intimidire».
«Non vorrei che si esagerasse con la dietrologia - sottolinea - si è voluto colpire l'Italia per questo e quest'altro motivo. Attentati come questo possono avere anche aspetti casuali, cioè essere legati alla possibilità logistica di colpire una nazione occidentale che sostiene la lotta al terrorismo del governo egiziano. Noi siamo e restiamo il Paese del dialogo, abbiamo rapporti di amicizia con le diverse parti in tutta l'area di crisi, tanto con l'Arabia Saudita quanto con la Turchia, tanto con l'Iran quanto con Israele, e più che mai continuiamo ad avere un ruolo di ponte e di mediazione».
«Il contesto in cui si collocano questi episodi è quello di una sfida terroristica globale, al centro di cui c'è Daesh, il sedicente Stato Islamico. Al centro della risposta c'è la coalizione anti-Daesh, in cui è coinvolta anche l'Europa, ma che va comunque al di là dell'Unione. E l'Italia fa la sua parte».
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