PALERMO. Un tavolo di crisi nazionale sulla vertenza della Formazione professionale, in piena emergenza tanto da far temere “tensioni sociali crescenti con rischi di gesti sconsiderati”. Ad inviare la lettera di richiesta rivolta al Presidente del Consiglio, ai Ministri del Lavoro e delle Politiche Sociali e dello Sviluppo Economico, oltre che alla Regione siciliana, sono i sindacati unitari Flc Cgil, Cisl Scuola e Uilscuola. “La crisi del comparto e la perdita dell’occupazione - scrivono - sono avvenute senza che il governo regionale riuscisse ad intervenire con soluzioni risolutive, anzi, per molti versi l’azione dell’esecutivo e delle amministrazioni competenti si è dimostrata miope, superficiale, inefficace ed inconcludente”. Secondo i sindacati in Sicilia, il settore della Formazione necessita di una “ristrutturazione complessiva partendo da una riqualificazione del personale e regole più rigide di accreditamento degli enti gestori e da controlli più severi e rapidi”. A rendere ancora più grave la già pesantissima situazione degli oltre ottomila addetti impegnati nel settore, “si è aggiunto anche la previsione di non utilizzare gli ammortizzatori sociali in deroga per il 2015”. Giovanni Migliore, coordinatore Formazione Cisl Scuola, aggiunge: “la situazione è sempre più tragica, la crisi in cui versa il comparto ha già generato la perdita di oltre un migliaio di posti di lavoro negli ultimi tre anni, e rischia di provocare nei prossimi sei mesi la ulteriore perdita di oltre quattromila posti di lavoro. I lavoratori sono stremati, lo stato di disagio ormai insostenibile perché oltre ai ritardi che ancora non consentono di pagare gli stipendi dovuti per il 2014, gli operatori restano esclusi anche da ogni prospettiva di sostegno al reddito”. "E tutto questo - ribadiscono nella lettera i sindacati -, nonostante gli interventi della Formazione, finora bloccati, sono fondamentali per dare corso ad una parte importante della programmazione dei fondi strutturali 2014 -2020 e per dare risposte non soltanto ai nostri giovani, colpiti da una profonda crisi occupazionale che non ha eguali in Italia ed in Europa e che in Sicilia ha raggiunte quote del 57 %, ma anche alle imprese siciliane in un contesto in cui, negli anni della crisi, oltre il 40% dell’apparato produttivo è andato perso”.