ROMA. Qualunque sia il risultato del referendum greco, da domani «si dovrà tornare a parlare e la prima a saperlo è proprio Angela Merkel». Lo dice il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in un'intervista in apertura del Messaggero, nella quale sottolinea anche che «quando finalmente terminerà la discussione greca, ci occuperemo della crescita e degli investimenti» in Europa. Sui rischi per il nostro paese, il premier ribadisce che «il lavoro fatto in questi mesi mette l'Italia in condizioni diverse rispetto al passato. Non siamo più sul banco degli imputati».
«Quanto alla reazione al referendum - aggiunge - e alle trattative che si apriranno il giorno dopo, qualunque sia il risultato, lavoriamo in stretto contatto con i nostri partner europei». Renzi rimarca che un Paese così importante «non può finire così», ma «ovviamente è impossibile salvare la Grecia senza l'impegno del governo greco: la riforma delle pensioni, la lotta all'evasione, il nuovo mercato del lavoro dipendono da loro». Sulle questioni interne, conferma «la disponibilità» a parlare di modifiche alla riforma costituzionale, dopo che 25 senatori Pd hanno chiesto il Senato elettivo, su cui registra però «un inspiegabile avanti-indietro». «Prendiamoci questo giorni di luglio - afferma - per verificare tutti insieme con spirito costruttivo le eventuali proposte di modifica», tenendo conto che l'importante è «far le cose bene, non correre per forza». Torna, infine, sul caso Roma: per il sindaco Marino, «andare avanti o fermarsi non è una scelta personale, ma una valutazione politica: se è in condizione di proseguire lo faccia, altrimenti chieda una mano». Sul Giubileo pone dei paletti: «Siamo pronti a dare una mano, non a buttar via i soldi», e «se ci saranno progetti affidabili, noi daremo una mano al Comune di Roma. Altrimenti daremo una mano solo a Roma».
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