Amministrative, Renzi ammette la battuta d'arresto e rilancia: "Ora basta divisioni nel Pd"
ROMA. Matteo Renzi non ha intenzione di girare intorno al risultato dei ballottaggi: bruciano le sconfitte di Venezia e Arezzo e fanno molto riflettere, sulla necessità di rinnovare il Pd sul territorio, i flop a Enna e Gela. Il premier ammette, per la prima volta da quando è a Palazzo Chigi, la battuta d'arresto e, pur non vedendo un voto negativo sul governo, ora punta a rilanciare sulle riforme. E sul versante Pd, a tentare di ricomporre le divisioni interne che hanno indebolito l'immagine del partito così come gli scandali, vedi la bufera che si è abbattuta su Roma. Il premier preferisce non commentare ufficialmente il voto, trascorrendo la giornata sul dossier immigrazione: domani Angelino Alfano affronterà i suoi omologhi in Lussemburgo e, in un vertice serale, Renzi ed il ministro dell'Interno mettono a punto la strategia per convincere l'Europa a fare la sua parte. Domani, all'assemblea del gruppo alla Camera, che eleggerà Ettore Rosato nuovo capogruppo, il segretario dem farà un'analisi «senza sconti», spiegano i fedelissimi, sulle comunali. Nella quale non nasconderà errori in alcune scelte ma soprattutto sottolineerà come sia facile per partiti, come M5S e Lega, «prendere voti sulle urla e sulla paura». La realtà, secondo il leader dem, è che il Pd ha tutti contro, «a Gela - raccontano i suoi - il centrodestra ha dato chiaramente indicazione di voto per i grillini». Per questo, sarà l'apertura del premier, è ora che il Pd metta da parte le divisioni e provi insieme ad andare avanti fino al 2018. Come segnale di ricompattamento, entro fine mese Renzi punta a riempire le caselle rimaste vuote al governo, offrendo spazio alla minoranza «responsabile», l'area che a partire dall'Italicum si è smarcata dalla sinistra di Cuperlo e Speranza. L'ingresso di Enzo Amendola al posto di Lapo Pistelli viene dato quasi per certo dai renziani mentre al Nazareno si riflette sulla necessità di irrobustire il partito. «Sai chi è il responsabile Enti Locali?», è la provocazione di alcuni dirigenti dem per dimostrare come alcuni giovani, messi in ruoli strategici, non siano riusciti a dare il massimo delle energie. Escluso un repulisti al vertice - Lorenzo Guerini e Deborah Serracchiani resteranno al loro posto - sembra però che sia lo stesso Guerini a chiedere una mano per la difficoltà a gestire insieme il ruolo di vicesegretario e quello di responsabile Organizzazione. Ma, organigrammi a parte, al premier preme dimostrare la capacità del governo di sciogliere grane come quella dell'immigrazione e di andare avanti nel processo riformista: riforma della P.a e venerdì in consiglio dei ministri le attese deleghe fiscali. Certo, la riforma della scuola va avanti a rilento al Senato e non solo per colpa della minoranza visto che sono oltre 4mila gli emendamenti delle opposizioni. Ma Renzi sembra pronto a rilanciare la sfida: se non si farà la riforma in tempo, a settembre non si potranno fare le immissioni in ruolo degli insegnanti ma «ne risponderà chi ha bloccato la riforma».