ROMA. Oggi «non ci può essere una pura strategia punitiva o di isolamento nei confronti della Russia, ammesso che questa si faccia isolare e non si giri da qualche altra parte». Lo dice l'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in un colloquio col Corriere della Sera.
Napolitano parte da una riflessione dell'amico Henry Kissinger - dal quale mercoledì riceverà a Berlino il premio omonimo - nel ragionare sui rapporti tra l'Occidente e il Cremlino messi alla priva dalla crisi ucraina: «Apparve nel marzo 2014 un suo articolo sul Washington Post, dove diceva chiaramente che se Occidente e Russia giocano a chi la tira dalla propria parte, non ci sarà avvenire per l'Ucraina, il cui ruolo può essere solo nel farsi ponte tra Russia ed Europa. Posizione illuminata, che però non è stata fatta propria da
nessuna delle due parti». L'ex presidente si dice «sorpreso dalla frase di Barack Obama» quando «ha detto che Putin vuole ricostituire un impero. Dove sono le condizioni perchè questo accada? Gli scambi di accuse tra Washington e Mosca sono scoraggianti». L'errore commesso verso Mosca dagli occidentali in questa fase consiste a suo avviso «nel sovrapporre alla necessità di una soluzione politica corretta del caso Ucraina, che può essere basata solo sulla piena applicazione degli accordi di Minsk, una specie di tabula rasa di tutta la strategia di cooperazione che avevamo costruito con la Russia e che ha dimostrato di essere valida e produttiva».
«Oggi - dice Napolitano - dobbiamo evitare l'illusione deviante della non Europa, il miraggio che esistano soluzioni ai problemi dei nostri Paesi al di fuori di un'integrazione sempre più stretta, dell'obiettivo di una 'unione sempre più vicinà rimasto nel Trattato di Lisbona. Chi prospetta altro e chi passa da una giusta critica delle insufficienze della Ue a una posizione distruttiva, propone solo il ritorno a follie nazionalistiche».
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