ROMA. «Tutta questa resistenza al piano Immigrazione della Commissione europea mi sembra poco lungimirante». Lo dice in un'intervista alla Stampa il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, sottolineando che «un rinvio sarebbe soprattutto un segnale di impotenza dell'Unione Europea». «Negli incontri che ho avuto negli ultimi dieci giorni con i vertici Ue, con il Commissario per l'immigrazione Avramopoulos e il vicepresidente Timmermans oltrechè Federica Mogherini, ho avuto conferme che terranno fermo il piano - spiega il ministro -, ovvero la proposta di redistribuzione di una parte dei richiedenti asilo tra i diversi Paesi». Tuttavia, rimarca, «servono più risorse per chi come noi o la Grecia è in prima linea nell'accoglienza. Sessanta milioni di euro non è un impegno sufficiente, sono davvero pochi per la prima superpotenza economica del mondo». Per Gentiloni comunque «non c'è una singola misura che risolve la questione. Neanche i rimpatri», intanto perchè «i procedimenti di espulsione sono individuali, poi bisogna avere come controparte dei governi stabili». «Verso chi fugge da guerre e dittature devono valere i principi elementari di umanità. Il che non vuol dire, ovviamente, trasformare le nostre piazze in centri di accoglienza». «Con l'immigrazione faremo i conti per anni. Non scompare per miracolo, va gestita e regolarizzata. La vera soluzione, l'unica, è una gestione globale, complessiva. Allora la proposta della Commissione non è la bacchetta magica, ma è una prima risposta».