ROMA. Appello dei renziani contro l'astensionismo: «Chi rinuncia al voto rinuncia a un pezzetto del futuro», mette in guardia, a una settimana dal voto per le Regionali, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi dicendosi convinta che, sondaggi a parte, la sfida vada combattuta fino all'ultimo giorno. E il rischio che la gente prediliga il mare alle urne lo intravede anche il leader di un partito di opposizione come Sel: «L'astensionismo - è il pronostico di Nichi Vendola - sarà il vero vincitore».
Ma anche Matteo Salvini pare avvertire il problema se invita i veneti ad andare massicciamente alle urne e votare Zaia. Renzi e il Pd comunque continuano a sperare di incassare la vittoria in sei delle sette Regioni chiamate al voto, anche se più di una tessera dello scacchiere appare tutt'ora incerta. Veneto a parte, dove i più danno per sicura la vittoria della Lega, in bilico ci sono soprattutto Liguria e Campania dove a creare qualche difficoltà potrebbe essere anche il ruolo del M5S. Superate le polemiche che hanno visto al centro Vincenzo De Luca (sostenuto ieri senza tentennamenti dal presidente del Consiglio), l'attenzione si sta rivolgendo in direzione di Genova. Tanto che Renzi, Berlusconi e Grillo potrebbero chiudere il prossimo venerdì 29 maggio la campagna elettorale proprio lì. Una contesa, quella ligure, interna anche al centrosinistra e che, secondo Pippo Civati, ha addirittura «un valore nazionale perchè è la prima volta - dice - che un pezzo di Pd si stacca dalla casa madre e prova a fare qualcosa di diverso dal solito».
Più certo invece appare l'esito del voto in Umbria e nelle Marche, considerate fra le favorite del centrosinistra, così come anche in Toscana (dove la Lega sogna però di portare il candidato Pd Rossi al ballottaggio) e in Puglia. Una terra quest'ultima segnata da una campagna elettorale molto accesa: prima le divisioni nel centrodestra fra fittiani e berlusconiani, poi le recenti ombre e accuse di voto di scambio che hanno toccato i Dem procurando l'ira del candidato governatore Michele Emiliano. «Ci hanno sputtanato - ammette - sulla base di una pratica purtroppo legittima ma schifosa: quella che vede il pagamento dei cosiddetti conta voti». E di cui Emiliano ha chiesto di «fare a meno» proponendo di inserire nella nuova legge elettorale una stretta su questo fronte.
Ombre che oggi, secondo quanto raccontano i grillini, si allargano anche sulla Sicilia: il senatore Mario Giarrusso denuncia sul sito di Beppe Grillo la presenza di boss mafiosi con esponenti dem ad un suo comizio. Accuse che il Pd definisce una «spregevole macchina del fango». Martedì prossimo comunque ci saranno i risultati «della verifica delle candidature», fa sapere la presidente della commissione antimafia Rosy Bindi «in base al codice di autoregolamentazione per la formazione delle liste elettorali». Quello che è certo, è che le elezioni del 31 maggio, è la tesi che va cavalcando da giorni Silvio Berlusconi, hanno «una grande importanza politica. Ricordo che nel 2000 l'esito delle elezioni regionali costrinse l'allora presidente del Consiglio D'Alema a dimettersi».
Idea neanche presa in considerazione a Palazzo Chigi, con il premier che ha più volte separato il destino del voto locale dalle sorti del governo. Chi è comunque convinto che metterà a segno un risultato positivo, soprattutto in termini percentuali, è la Lega di Matteo Salvini: «C'è in giro un'aria molto positiva e con l'aiuto di tutti i cittadini può essere una data storica per noi», azzarda il segretario del Carroccio, convinto che Renzi sia invece alla «canna del gas».
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