L'ex premier torna a fare campagna elettorale in Campania e scommette sul risultato delle Regionali: «Quando D' Alema leper se, si dimise. Noi abbiamo due anni di tempo, non credo che si tornerà a votare prima del 2018» ...«Non penso a un partito unico dei moderati ma penso a un rassemblement con poche linee e punti nel programma da condividere. Potranno entrare in questa area dei moderati partiti, club, associazioni e privati.
E per arrivare a trovare un coordinatore, un leader di questo rassemblement, bisognerà ricorrere a un sistema democratico, non manipolabile, ad esempio attraverso consigli, assemblee, votazioni. Abbiamo due anni, due anni e mezzo di tempo, e poi si tornerà a votare ma non credo che ciò accada prima del 2018»: ecco il piano di Silvio Berlusconi. Lo ha illustrato lui stesso in un' intervista al Tg3.
«Sì a una donna ma non Marina» L' ex premier ha anche smentito che possa essere sua figlia Marina a guidare questo nuovo progetto: «Una donna leader dei moderati? Sarei felice.
Marina? No, lo escludo nella maniera più assoluta.
Sarei felice - ha argomentato Berlusconi - se il popolo decidesse che il nuovo leader dei moderati sia una donna. Sarebbe una novità importante e questo porterebbe al voto molte donne che adesso preferiscono stare colpevolmente a casa senza andare a votare». Ma alla domanda su eventuali nomi in famiglia, in particolare Marina, Berlusconi ha risposto che «in famiglia abbiamo persone, ma non dico nessun nome perchè dire un nome da parte mia significa bruciarlo. Marina lo escludo nella maniera più assoluta».
Scommessa sulle Regionali Berlusconi ha voluto anche criticare il leader leghista Matteo Salvini: «È stato informato male. Ho detto proprio che in democrazia il leader lo sceglie il popolo. È nelle monarchie che è il re a scegliere».
Sui complimenti di Renzi a Caldo ro e alla domanda sull' adesione dello stesso Caldoro al progetto renziano, Berlusoni ha risposto con un «no, Cal doro è un galantuomo. Ho lavorato con lui per diverso tempo. È una persona corretta e leale. Non può lasciare una posizione che gli da molta attenzione nel mondo dei moderati».
Berlusconi ha parlato a una serie di emittenti locali durante la sua visita in Campania, nel pieno della campagna elettorale per le Regionali. Su queste elezioni, almeno in Campania, l' ex premier ha mostrato di voler scommettere malgrado i sondaggi ampiamente sfavorevoli: «Quelle del 31 maggio sono elezioni che hanno una grande importanza politica. Ricordo che nel 2000 l' esito delle elezioni regionali costrinse l' allora presidente del Consiglio D' Alema a dimettersi». Da qui la spinta del leader di Forza Italia durante il tour in Campania: «Ho trovato tanto affetto in questi giorni di campagna elettorale. La gente ha capito il martirio cui sono stato sottoposto. Sono commosso».
I dubbi in Forza Italia E sulle sue dichiarazioni si è subito scatenata la polemica all' interno di Forza Italia. La prima a commentare è stata Michaela Biancofiore: «Spero che non sia vero, come apprendo da vari rumors, che il presidente Berlusconi pensi nuovamente ad una tripartizione di Forza Italia con la nomina di tre coordinatori. È un errore già visto con il Pdl e da non ripetersi, perchè all' ombra di Berlusconi finiscono per consumarsi faide, gelosie, illegittime supplenze e lotte fratricide per un potere che al momento, peraltro, non c' è». Per la Biancofiore «a Forza Italia serve un capo e legittimato a decidere e quello c' è e si chiama Berlusconi. Poi intorno a lui i nostri soci e gli elettori attraverso il confronto congressuale, devono scegliere una squadra, un direttorio alla sua altezza, degno di stargli accanto, che non finisca come sempre- e come lui stesso ha ammesso - di usarlo come taxi obus, per logiche di potere personale».
Il no degli alfaniani E anche dall' area che una volta componeva il centrostra arrivano reazioni scettiche. A cominciare dal Nuovo Centrodestra di Alfano: «Il nuovo partito di Berlusconi non è possibile, un sogno del passato - ha detto Gaetano Quagliariello -.Basti pensare che Sarkozy ha battuto la sinistra differenziandosi dalla Le Pen, Cameron ha battuto la sinistra differenziandosi da Farage. La legge elettorale porta alla costruzione di partiti di coalizione, si mette insieme chi si ritrova su un programma e ideali».
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