ROMA. «Lavoriamo nel massimo rispetto e raccordo istituzionale: abbiamo rispettato la sentenza della Corte costituzionale e ora si tratta di lavorare insieme perchè i segnali di ripresa, che ci sono, possano irrobustirsi». Così Matteo Renzi, a margine del vertice sul partenariato orientale, risponde a chi gli domanda se sia d'accordo con il giudizio espresso dal ministro Pier Carlo Padoan sulla mancata valutazione dell'impatto economico della sentenza sulle pensioni da parte della Consulta. «Abbiamo provveduto a tamponare la falla, e gli arretrati da corrispondere ci costano 2,2 miliardi. Poi gradualmente a regime l'intervento sui trattamenti di medio livello ci costerà 500 milioni l'anno, a partire dal 2016. Ma questa vicenda ha un aspetto che mi lascia perplesso e di cui, per così dire, prendo atto». Così, in un'intervista il ministro per l'Economia Pier Carlo Padoan che poi spiega: «la Corte Costituzionale sostiene di non dover fare valutazioni economiche sulle conseguenze dei suoi provvedimenti e che non c'era una stima dell'impatto, che non era chiaro il costo. Ora, non so chi avrebbe dovuto quantificarlo, ma rilevo che in un dialogo di cooperazione tra organi dello stato indipendenti, come governo, Corte, ministri e Avvocatura sarebbe stata opportuna la massima condivisione dell'informazione. Tutti lavoriamo per il bene dello Stato. Non dico ovviamente che bisogna interagire nella fase di formulazione della sentenza, perchè l'autonomia della Corte è intoccabile, ma se ci sono sentenze che hanno un'implicazione di finanza pubblica, deve esserci una valutazione dell'impatto. Anche perchè questa valutazione serve a formare il giudizio sui principi dell'equità. L'equità è anche quella del rapporto tra anziani e giovani. Questo è mancato e auspico che in futuro l'interazione sia più fruttuosa». Sulla possibilità di un'uscita della Grecia dall'euro, Padoan osserva: «credo che il problema del debito greco sia eccessivamente drammatizzato in modo strumentale da tutti, compreso l'Fmi che su questo ha una visione diversa da quella della Commissione. Credo sia il momento che il governo greco metta sul tavolo proposte credibili e azioni concrete su pensioni, mercato del lavoro e sistema fiscale», comunque «il contagio di breve termine non mi preoccupa perchè ci sono gli interventi in corso della Bce e il Quantitative Easing è uno scudo che funziona. Inoltre la situazione italiana è molto più solida rispetto a due o tre anni fa». Ma, sottolinea il ministro, «il vero problema è nel medio periodo. Se ci fosse una Grexit, se Atene abbandonasse l'euro, l'Unione monetaria diventerebbe un animale diverso. Un insieme da cui si può uscire, non sarebbe più irreversibile. E questo, sempre nel medio periodo aggiunge una possibilità a quelle che esistono attualmente». Questo, per i titoli di Stato italiani, «cambierebbe i prezzi, laddove ci fossero tensioni. Se entriamo in un contesto nel quale c'è una possibilità in più, quella dell'uscita dall'euro, il sistema diventa in generale più fragile meno capace di assorbire gli shock». Infine su privatizzazioni e spending review, Padoan sottolinea come «Commissione Ue e Fmi per la prima volta dopo molti anni sono concordi nel promuovere le misure di risanamento e le riforme del governo italiano. Sulle privatizzazioni c'è un ritardo, se lo calcoliamo sui ricavi che pensavamo di ottenere. Ma io lo vedo più come uno spostamento in avanti del calendario», per la spending «l'obiettivo resta quello del Def, 10 miliardi di risparmi. Ci sono una quindicina di capitoli, ma è presto per parlarne. Abbiamo fatto spesso riunioni con Yoram Gutgeld, queste sono le cifre attese».