Lunedì 23 Dicembre 2024

Berlusconi: "Posso dare ancora un mio contributo al Paese"

ANCONA. «Io credo che adesso, che sono incandidabile per ancora molti anni e che ho raggiunto una veneranda età, posso ancora dare un contributo al mio Paese cercando di suggerire a tutti i moderati di diventare consapevoli della loro forza e della necessità che soltanto una maggioranza politica costituita da loro può modernizzare il Paese e rendere ogni italiano sicuro dei propri beni, del proprio prestigio, della propria liberta cosa che oggi, in queste condizioni, assolutamente non è». Così Silvio Berlusconi in un'intervista rilasciata a È Tv Marche. «Sono sceso in campo nel '94 - ha detto ancora Berlusconi - non per ambizioni politiche (non ne ho mai avute, mai), non perchè avessi voglia di fare politica, sono sceso in campo solo perchè ho sentito su di me la responsabilità essendo stato, dopo molti sondaggi, l'unico protagonista della vita italiana che poteva fondare un nuovo partito e impedire alla sinistra comunista, al partito comunista italiano, di prendere il potere». «Oggi - ha aggiunto - mi sento ancora addosso la responsabilità, con la mia esperienza, con il prestigio che ho, con l'affetto da cui mi sento circondato dovunque io vada. Non volevo fare campagna elettorale per le regionali e non la faccio, però ho ceduto alle pressioni dei candidati e sono andato in Puglia e in diverse altre città e non si può immaginare da quanto affetto io venga circondato, e questo francamente mi commuove. Un affetto che non risulta dai sondaggi. Io sono stato fuori dalla politica un anno e mezzo, quando vado tra la gente sembra che questo anno e mezzo abbia addirittura aumentato l'affetto delle persone nei miei confronti. Tutto questo mi commuove - ha ripetuto - e mi dà anche la forza di sentirmi ancora responsabile, di sentire che io forse qualcosa posso fare per il mio Paese. Magari dall'esterno, basandomi non solo sulla mia esperienza, ma sul martirio che mi hanno imposto, su una riconquistata, assoluta innocenza, nello splendore di una piena innocenza forse posso essere una voce che molti moderati ascoltano ancora e a cui dare una rilevanza». «Credo di aver fatto tutto quello che le condizioni dentro le quali agivo mi hanno consentito di fare. Non ho rimorsi, non ho nessun rammarico. L'unica mia colpa è non essere riuscito a conquistarmi il 51% dei voti». Così il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi in un'intervista a È Tv Marche. Berlusconi sarà ad Ancona il 26 maggio, a sostegno del presidente uscente della Regione Gian Mario Spacca, che ha rotto con il Pd e si è ricandidato per il terzo mandato con Marche 2020-Ap, Dc e Forza Italia. «Credo di aver fatto una grande, grande politica estera. Mai l'Italia - ha detto Berlusconi - ha contato tanto sulla scena internazionale. Ricordo di avere convinto Putin e Bush a siglare il patto che mise fine alla guerra fredda nel 2002 (la guerra fredda era pesata sulla nostra generazione come un pericolo veramente terribile, quello di due arsenali atomici contrapposti, ciascuno capace di distruggere dieci volte la popolazione del mondo); poi il modo in cui ho difeso le coste dell'Italia dalle immigrazioni, con l'accordo fatto con Gheddafi con tutti gli stati rivieraschi africani del Mediterraneo». «E poi - ha proseguito, elencando gli obiettivi raggiunti - 36 riforme, cose concrete come la realizzazione dell'alta velocità e molte cose ancora. Non sono riuscito, e nessuno avrebbe potuto, a realizzare quella rivoluzione liberale che io avevo chiarissima in testa, e cioè la modernizzazione del Paese, che non poteva e non può arrivare se non attraverso una profonda riforma della macchina dello Stato, quindi della burocrazia, una profonda riforma del fisco, che oggi ha attinto quote che pongono i cittadini italiani al primo posto tra i cittadini del mondo che sono più tassati, una profonda riforma della magistratura, in modo tale da togliere i cittadini italiani dall'oppressione burocratica, fiscale, giudiziaria». «Perchè non ci sono riuscito? Ho una colpa: non sono riuscito nelle varie occasioni elettorali a conquistarmi il 51% dei voti. Questa è la mia unica colpa». Poi «ho avuto nelle mie coalizioni dei piccoli partiti che, guardando al loro personale interesse, non mi hanno mai seguito quando io proponevo grandi riforme nelle tre direzioni che ho ricordato. Due, ho avuto tre capi di Stato consecutivi ostili e poi, infine, la magistratura che mi è venuta addosso dall'inizio alla fine con 65 processi». «Ci sono due cose molto diverse in lui e in me: io sono un uomo che viene dalla trincea del lavoro, sono un imprenditore, la mia cultura dominante è la cultura del fare, lui è un professionista della politica, è bravissimo nella comunicazione, nell'incantare gli spettatori quando va in televisione...veramente chapeau. Ma poi nella realizzazione delle cose mostra delle carenze rilevantissime». Così Silvio Berlusconi a proposito del premier Matteo Renzi, in un'intervista a È Tv Marche. «In certe situazioni - continua l'ex premier e leader di Forza Italia - lui ha una dialettica, soprattutto in televisione, che è inarrivabile; io penso di avere più capacità di lui a parlare oltre che al cervello anche al cuore della gente». bbe che il suo Governo in questo momento è fuori dalla Costituzione. Oggi siamo in una democrazia che non è più tale, siamo in una democrazia sospesa». Così Silvio Berlusconi in un'intervista a È Tv Marche. «Renzi occupa il posto di presidente del Consiglio - ha aggiunto il leader di Forza Italia - senza essere stato eletto da nessuno». «Con le primarie, procedura non prevista dalla nostra Costituzione, è diventato segretario del Pd - ha continuato Berlusconi -, si è autocatapultato a Palazzo Chigi e oggi guida un governo non eletto dal popolo, che fonda la sua maggioranza su 130 deputati della Camera dichiarati incostituzionali dalla Corte costituzionale e su 32 senatori che hanno tradito il voto ricevuto dagli elettori di centro destra e si sono fatti stampelle di un governo di sinistra». «A questo - ha concluso l'ex premier - si aggiunga che l'opposizione si è vista togliere il suo leader per una procedura contro la legge mandandolo fuori dal Senato e rendendolo incandidabile per sei anni».  

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