Domenica 17 Novembre 2024

Reddito minimo, Giannino: «Grillo vuole in Italia il modello degli Lsu siciliani»

«L’esperienza degli Lsu in Sicilia non è bastata: Grillo, Fassina, Speranza e gli altri vogliono farli diventare il paradigma di tutta l’Italia». Con questa battuta Oscar Giannino, giornalista, scrittore e conduttore radiofonico, liquida la proposta del reddito di cittadinanza. Un assegno da 780 euro al mese da attribuire a tutti quelli che non lavorano. «Così la piaga dei forestali si allargherebbe: non solo Sicilia e Calabria ma tutta l’Italia». Grillo, però, è intenzionato ad andare avanti: ha organizzato la marcia di Assisi e vuole allargare il consenso ad altre componenti della sinistra. Pura propaganda o c’è qualcosa di concreto? «Penso che la corsa al populismo non abbia più limiti in questo Paese. L’ansia di inseguire la pancia dell’elettorato sta creando mostri. A pochi giorni dalle elezioni il tema dell’assistenzialismo torna a far capolino. Nessuno però che si sia preoccupato di fare un po’ di conti». In effetti questo è il primo problema. C’è qualcuno che ha fatto un po’ di somme? «Non credo. Il M5s dichiara una cifra di 19 miliardi, Fassina di almeno 30. Da un calcolo sulla base di dati Istat penso che abbia ragione Fassina. Non a caso non è un comico ma ha studiato alla Bocconi. Secondo l’istituto di statistica: 3,2 milioni di persone versano in condizione di povertà assoluta (mancanza di reddito), e altri 8 milioni in condizione di povertà relativa. Solo considerando i primi, e prendendo per buono il contributo di 780 euro mensili, il costo si aggirerebbe intorno ai 25 miliardi. Considerando anche i secondi, e un contributo integrativo (per tenerci bassi) di 100 euro al mese, sono altri 9-10 miliardi, per un totale 35 miliardi. Un cifra molto vicina alla stima del reddito di cittadinanza “versione-elettorale”, quello che Grillo ha promesso durante la campagna (1000 euro al mese ai soli disoccupati)». Insomma siamo nel campo della demagogia pura. «Il livello di demagogia nella discussione pubblica di proposte economiche è sempre più alto. Grillo supera tutti, impresa non facile dati i competitor in campo. Le balle di Grillo sono sempre più grosse». Tuttavia il problema esiste: bisogna intervenire in qualche modo non trova? «Forse è il caso di fare un po’ di distinzioni. Perché una cosa è il reddito di cittadinanza come la pensa Grillo e un pezzo della sinistra e un altro è il reddito garantito per chi perde il lavoro. Il primo è una misura puramente assistenzialistica che, distribuita in maniera sconsiderata, rischia di allargare a tutto lsu: una mancia offerta a tutti quelli che non lavorano e magari non hanno intenzione di farlo. Un incentivo ai fannulloni per approfittare delle elemosine di Stato. Di tutt’altro significato, ovviamente, il reddito garantito per chi perde il lavoro. È la sostituzione della vecchia cassa integrazione con obblighi precisi per quanto riguarda la formazione e la ricerca di nuova occupazione». È questa la sinistra che non vuole vincere? «Direi proprio di sì. Si sommano due errori. Il Pd che ha perso il suo popolo. Invece di cercare lo sviluppo si lancia con le elemosine. Renzi che propone agli ottanta euro destinati ad un pubblico particolare. Vale a dire una classe media che certo gradisce gli ottanta euro ma sicuramente non cambia per questo il suo stile di vita. Ed ecco perché gli effetti sull’economia si sono visti poco». Un bersaglio sbagliato? «Da parte del Pd certamente. Ma anche per i grillini che non preoccupano di cercare le coperture. Parlano genericamente di tagli agli sprechi. Tuttavia si guardano bene da individuare le singole voci. Non dicono quante municipalizzate bisogna abolire e dove. Non parlano dei settori dai quali lo Stato dovrebbe ritirarsi. Ripetono slogan senza contenuto nella speranza di poter avere qualche ruolo in partita. In realtà sono degli statalisti convinti che guardano al capitale privato con molto sospetto». E il Pd? «Cerca confusamente di tenersi agganciato alla sua costituency. Questo impedisce un effettivo sfondamento verso le fasce moderate che, rimaste senza rappresentanza, preferiscono non andare a votare». Qualche esempio? «L’ala sinistra di Speranza e Fassina si mette alla ricorsa dei Cinque stelle. L’ala governativa di Renzi pensa sempre e solamente al popolo dei lavoratori dipendenti. Tutta la sua politica economica è indirizzata in quella direzione: dagli ottanta euro fino al Jobs Act. Per il lavoro autonomo non c’è nulla. Casomai nuove tasse».

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