Mercoledì 18 Dicembre 2024

Verderami: «Con Renzi inizia la terza repubblica, la seconda è stata un fallimento»

Una vendetta della storia. Per Francesco Verderami, giornalista, inviato del Corriere della Sera è questo il copione che in queste ore sta dettando tempi e metodi al Parlamento. La questione di fiducia posta da Renzi sulla legge elettorale rappresenta la resa dei conti per le contraddizioni di una classe politica che stenta a riprendere il bandolo della matassa dopo la «non vittoria» del Pd alle elezioni del 2013.  Come giudica le scelte fatte fin qui dal Presidente del Consiglio? «La fiducia era una scelta obbligata. Renzi non voleva e non poteva esporsi al rischio delle votazioni a scrutinio segreto. Sarebbe bastato un emendamento per riconsegnare se stesso e l’Italicum alle grinfie del Senato». Però è anche vero che si tratta di scelte politiche che puntano più a dividere che a cercare il consenso. «Il presidente del Consiglio si sta comportando come i Cavalieri dell’Apocalisse mettendo a ferro e a fuoco il quadro politico attuale». I Cavalieri dell’Apocalisse sono quattro ma solo tre sono simboli della distruzione: morte, pestilenza e carestia. Sul primo, quello con il cavallo bianco, il giudizio è più controverso. Gli esperti sono divisi. «Se vogliamo restare nel campo delle citazioni diciamo che Renzi è la Nemesi. La dea della mitologia greca che perseguitava soprattutto i malvagi e gli ingrati alla sorte». Una rottamatrice dell’antichità. «Diciamo che a questo punto della storia tutti i protagonisti della Seconda Repubblica stanno pagando le loro responsabilità. Dopo il terremoto di Tangentopoli che portò alla scomparsa dei grandi partiti tradizionali, per vent’anni il quadro politico è ruotato attorno a un bipolarismo che aveva Berlusconi al centro: da una parte i suoi sostenitori e dall’altro gli oppositori. In entrambi i casi il cemento era lui. Venuta meno la centralità di Berlusconi la disgregazione è stata immediata. Renzi si è avventato su queste rovine usando la legge del contrappasso. E in questo declino della Seconda Repubblica non ci sono innocenti da salvare. Solo colpevoli». Davvero non si salva nessuno? «Nessuno. Da Napolitano a Grillo, passando per Berlusconi, sono tutti colpevoli per pensieri, parole, opere ed omissioni. La rottamazione di Renzi li sta punendo come una piaga divina». Come mai un giudizio tanto estremo? «Perché in questi anni tutti hanno gestito il potere per il potere, proponendo al Paese progetti di grande respiro che non sono mai stati realizzati appieno. Persino l’ingresso nell’euro è stata un’incompiuta, visto che il passaggio storico alla moneta unica non è stato accompagnato da un autentico rinnovamento istituzionale e da un profondo risanamento economico. Come le strade in Sicilia, che iniziano e non finiscono. Lo stato in cui versano è simile allo stato in cui versa il sistema Paese: pieno di buche politiche e di buchi di bilanci». Non si salva nessuno? «Non credo proprio. Prendiamo Prodi che, con Berlusconi è stato sicuramente il protagonista di questi vent’anni. Adesso si rammarica per non aver costruito un proprio partito, come a dire che ha immolato se stesso e la debolezza dei suoi governi sull’altare dell’unità del centrosinistra. E allora cos’era l’Asinello, i Democratici, se non il tentativo di vendicarsi del complotto che nel ’98 lo portò a dimettersi da Palazzo Chigi?». Altri nomi? «Prendiamo Grillo. Ora fa sapere che Bersani non gli ha mai proposto di fare un governo ma solo di prestargli dodici senatori per avere la maggioranza anche a Palazzo Madama. Ma stiamo scherzando? Ma davvero se Bersani gli avesse chiesto formalmente di entrare in maggioranza avrebbe accettato? Certo che no». Da questa galleria manca il personaggio centrale: Silvio Berlusconi. «Oggi critica Renzi accusandolo di bonapartismo. Ma di cosa stiamo parlando? Renzi era il suo Royal Baby. Prima - quando era sindaco di Firenze - gli propose di essere il suo secondo, con la promessa che un giorno il centrodestra sarebbe stato tutto suo. Poi - quando era già segretario del Pd - gli spalancò di fatto la strada per Palazzo Chigi togliendo la fiducia al governo Letta. Infine ha stipulato con lui il patto del Nazareno, ha accettato tutte le modifiche che gli furono proposte sull’Italicum e sulla riforma del bicameralismo. Ancora due mesi fa il capogruppo di Forza Italia al Senato, parlando a nome di Berlusconi, disse che la legge elettorale era una svolta storica. Due mesi dopo il capogruppo di Forza Italia alla Camera, parlando sempre a nome di Berlusconi, ha presentato una pregiudiziale di costituzionalità sulla stessa legge elettorale. Roba da non crederci». Un altro protagonista è stato Giorgio Napolitano: è stato al Quirinale dieci anni. «E anche lui ha una grande parte di responsabilità per la situazione politica attuale. Oggi dice di non voler entrare nel garbuglio della fiducia sull’Italicum. Ma dal garbuglio non si può sottrarre. In quel garbuglio c’è finito Bersani, che dovette accettare il governo Monti senza poter andare subito al voto dopo la crisi del governo Berlusconi. E come se non bastasse, dopo aver appoggiato Monti, se lo ritrovò come avversario alle elezioni. Ecco i motivi della “non vittoria” di due anni fa. Ma sembra che tutti abbiano perso la memoria nelle ultime ore. Ho sentito Rosy Bindi dire che è sbagliato su certe materie votare a colpi di fiducia, e facendo outing ha ricordato l’errore commesso dal centrosinistra quando varò a maggioranza la riforma del Titolo V della Costituzione nel tentativo di vincere le elezioni del 2001. Come mai questa confessione non è arrivata prima? Forse perché prima non serviva, mentre adesso è un’altra arma contro Renzi?». Ma in conclusione parliamo di politica: l’Italicum è una buona legge o no? «Le leggi elettorali sono come le auto di Formula 1: un conto è il progetto, un altro è la messa su strada. Non devo dare un giudizio sulla legge, mi limito a raccontare quello che politicamente sta accadendo attorno al varo di questa legge».

leggi l'articolo completo