«La legge elettorale non è la migliore possibile, perchè le segreterie dei partiti continueranno a designare parte dei parlamentari. Se non altro, però, ci sarà un vincitore perchè prevede un ballottaggio. E questo è positivo». Aldo Cazzullo, editorialista del «Corriere» e saggista, assegna la sufficienza o forse qualcosina in più a «Italicum». Ma adesso attende il governo a sfide più impegnative.
Partorito il nuovo sistema elettorale, Matteo Renzi saprà riformare giustizia e istituzioni?
«Sì che riformerà le istituzioni, perchè ha impresso un’accelerazione anche a costo di qualche forzatura. Se non faceva così, d’altronde, sarebbe rimasto ancora impantanato. Da un lato, Renzi ha il merito di avere affrontato la questione delle riforme di cui si parlava inutilmente da anni. Dall’altro, bisogna riconoscergli di avere restituito un pò di fiducia agli italiani o almeno ci sta provando. Non può, però, continuare ad accarezzare gli elettori nel senso del pelo, dicendo soltanto le cose che alla gente fa piacere sentirsi dire».
Cioè?
«Deve pure affrontare gli altri nodi del Paese che sono criminalità organizzata, illegalità diffusa, evasione fiscale. E impunità del male, ovvero la macchina della Giustizia che non funziona. Sono temi sui quali si rischia di perdere qualche consenso perchè, ad esempio, aggirare il fisco piace a tanti».
C’è anche da completare il «Jobs Act»...
«Queste sono tecnicalità per le quali servirebbe una squadra, mentre Renzi non si fida di nessuno e fa tutto da solo. Quando parlo di squadra, mi riferisco anche ai funzionari. Poiché mi pare di capire che il premier cerchi di aggirare le burocrazie consolidate, allora servono uomini nuovi che mettano mano a questi aspetti tecnici senza i quali le riforme restano sulla carta».
Torna il segno «più» nei dati sull’occupazione in Italia. Primi segnali di ripresa, o fuochi fatui?
«In questa ripresa bisogna crederci, lavorando con investimenti pubblici e privati per farla attecchire. Con il petrolio ai minimi, l’euro ai minimi, i tassi di interesse ai minimi, cresciamo dello 0.6 per cento. È un pò poco, eppure questo è un momento magico per l’Italia. Io mi trovo alla Biennale di Venezia, il meglio della cultura mondiale è qui. L'Expo, malgrado tutto, sarà un grande successo e Milano è in piena ripartenza, mentre Roma si appresta a vivere il Giubileo».
Quindi?
«Il nostro Paese ha potenzialità enormi ma, se in queste condizioni non riusciamo a crescere con un rimbalzo forte, allora bisogna preoccuparsi. Significa che qualcosa davvero non va. Dobbiamo recuperare la competitività internazionale perduta, ma servirebbe tra l'altro che Renzi parli più di Sud. Mi pare, invece, che lo faccia poco. Il Mezzogiorno, per me, è una sorta di Italia elevata a potenza: ha tutte le virtù, ma anche tutti i vizi d'Italia ingigantiti!».
Enrico Letta lascia il Parlamento, Pippo Civati è ai saluti finali nel Pd. Problemi fisiologici per il partito del premier-segretario, o peggio?
«Una forza a sinistra del Pd nascerà, anzi esiste già. C'è Sel, che è destinato a rimpolparsi. Renzi è un centrista, ma non un democristiano: non è un mediatore, è un uomo di rottura. E' centrista dal punto di vista della politica economia, normale quindi che Civati vada in Sel e non sarà da solo. Con una realtà del genere, invece, non capisco cosa c'entri Letta. Le rivalità personali, in questi casi, vanno messe da parte».
In Italia, Renzi sembra irresistibile. Meno in Europa, ad esempio in materia di migranti e rigore finanziario. O no?
«Questo è un problema. Noi, in Europa, siamo sempre andati preoccupandoci dell'accento "british" e di fare bella figura, quasi scusandoci di essere italiani. Meglio andare come fa Renzi, con un inglese così così ma facendoci ascoltare. Lui ci sta provando, anche se è vero che finora i risultati non sono stati esaltanti. La Mogherini (Federica Mogherini, ex ministro del governo Renzi, è ora Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri, ndr) ha fatto poco e la questione libica è ancora lì, aperta, come quella degli sbarchi. Queste mance, qualche milione di euro in più per l'operazione Triton, non vanno bene».
Soluzioni?
«La Libia impone un’operazione impegnativa, costosa. Bisogna fermare la rotta di Lampedusa. Vanno salvate le vite umane, sì. Ma è necessario pure impedire che i mercanti di carne umana facciano il loro sporco lavoro. Serve una grande missione internazionale e l'Italia deve farsene promotrice».
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