«Bombardare i barconi è un’idea stranissima. Ma cosa bombardano? C’è il diritto internazionale. Bombardare in un paese è un atto di guerra». La dichiarazione del cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per i migranti, è un esplicito sostegno a chi, come Laura Boldrini, sostiene che non dobbiamo far nulla per evitare che i disperati africani partano dalle loro zone. «Chi garantisce che quell’arma non uccida anche le persone vicine, oltre ai barconi?», osserva il cardinale. Com’è giusto, Sua Eminenza è più esperto di anime che di tecnica militare. Solo un folle, infatti, potrebbe immaginare un «bombardamento» della costa libica. Negli anni della grande migrazione albanese, a un certo punto i barchini che con rischio assai minore per i migranti facevano il servizio di traghetto tra l’Albania e la Puglia per ragioni «misteriose» saltarono in aria. Si fece un accordo con Tirana, l’invasione di massa cessò e da anni i nostri rapporti con quel paese sono eccellenti. Nessuno stato annuncia azioni di commando: queste si fanno e basta e i nostri specialisti di Consubim hanno tutte le capacità per procedere con discrezione e senza torcere un capello ai civili. È vero che gli scafisti potrebbero reagire con le armi. Per questo serve una copertura internazionale che al momento non abbiamo e che non avremo per molto tempo perché l’Onu, oltre a essere una macchina inutile e costosa, è anche molto complicata e nel Consiglio di sicurezza non è affatto scontato che una Russia sotto sanzione europea, per fare un esempio, sia disposta a farci questo regalo. Ma tant’è.
Bisogna dare atto a Matteo Renzi di essersi battuto con molta energia e di essere riuscito per la prima volta a far discutere seriamente il tema dai 28 del Consiglio europeo. Spenderemo meno soldi e avremo più navi per il soccorso, ma come ha chiarito Cameron (a nome di diversi paesi del club) i migranti accolti dalla Royal Navy saranno graziosamente scaricati sulle coste italiane. Cameron si gioca la pelle alle elezioni generali dell’8 maggio, Renzi si gioca molto meno – ma non poco – alle elezioni regionali del 31 maggio. Il problema umanitario si alleggerisce perché avremo forse meno morti. Il problema politico per l’Italia si aggrava perché avremo un numero enormemente maggiore di immigrati da assistere senza che nessun paese si sbracci per ospitarne una parte, nonostante il desiderio dei disperati sia di andare soprattutto nell’Europa del Nord. Ha ragione Angela Merkel a pretendere il foto segnalamento dei migranti al momento dello sbarco, ma i nostri specialisti si sono messi le mani nei capelli perché le file sulla battigia saranno spaventose e non abbiamo centri di accoglienza per ospitare tutti.
Si aggiunga che le regioni sostengono di aver pagato dazio e approfittano della campagna elettorale per dire: dovunque, ma non in casa mia. Da una valutazione obiettiva emerge tuttavia una forte sproporzione tra una regione e l’altra. Veneto e Sicilia hanno la stessa popolazione, circa l’8.3 per cento di quella italiana. Ma in Sicilia c’è il 21 per cento di immigrati, in Veneto il 4. La Campania pesa più o meno quanto il Lazio, ma ospita il 7 per cento dei rifugiati contro il 12. La Toscana pesa quanto la Puglia, ma accoglie la metà degli immigrati. Appena più equilibrata, ma sotto la media, l’Emilia Romagna. Sarà perciò molto difficile per il presidente del Consiglio gestire una situazione oggettivamente ingestibile.
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