ROMA. Una distribuzione equa dei richiedenti asilo sbarcati in Sicilia tra Nord e Sud Italia e tra i Paesi Ue: è il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, a tornare a parlarne in due interviste, al Mattino in apertura di prima pagina e al Messaggero, nelle quali annuncia un nuovo tavolo a inizio maggio con Anci e Regioni per studiare un meccanismo di riparto. Parlando al Messaggero dell'esito del Consiglio straordinario a Bruxelles, sottolinea che «non è possibile che cinque paesi - Italia, Germania, Svezia, Austria e Ungheria - sopportino da soli» il carico: «Il nostro obiettivo deve essere quello di far accettare a tutti i paesi europei il principio dell'equa distribuzione». Alfano precisa che non è la Germania a mettersi di traverso, tra l'altro al 31 marzo «il sistema di accoglienza segnalava 70mila persone in Italia, 200mila in Germania e quasi 80 mila in Svezia», quindi «semmai sono gli altri 23 paesi europei che oggi hanno la necessità di dimostrare uno spirito di solidarietà reale. Far parte dell'Europa comporta anche responsabilità». Il governo sollecita un sistema che «nella sostanza superi Dublino», un accordo vecchio di 25 anni: «Pensiamo a permessi temporanei di uno o due anni per consentire ai richiedenti asilo di andare anche in altri Paesi d'Europa».
Il ministro aggiunge che «l'equa distribuzione deve valere per l'Europa e anche per l'Italia. Vanno fatti nuovi accordi per garantire un meccanismo di solidarietà Nord-Sud che funzioni: la Sicilia che subisce il 90% degli sbarchi non si può di certo caricare anche del 21% dell'accoglienza». Ma, precisa, «non abbiamo intenzione di fare nulla che non sia concordato e per questo avremo un incontro con l'Anci e con le Regioni». Al Mattino torna a parlare dell'ipotesi di un'operazione di polizia contro gli scafisti per la distruzione dei barconi: «Un modello è l'operazione Atalanta contro la pirateria in Somalia. Dovrebbe attuarsi un'azione simile contro i trafficanti e l'Italia ha le carte in regola, con professionalità, esperienza e capacità, di candidarsi a leadership di quest'attività preventiva da condurre insieme con gli altri Paesi».
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