ROMA. Due assemblee distinte, prima i deputati e poi i senatori, dove Silvio Berlusconi si presenta per ribadire sostanzialmente quanto già tutti sapevano: nessun appoggio all'Italicum («una legge cambiata da Renzi 17 volte») e poi bocciatura totale di quanto fatto fino ad ora dal premier: «il governo ha fallito, avevamo ragione noi su tutto». Ma non solo, «con il combinato disposto delle riforme Renzi sta facendo una piccola dittatura».
Ma più che di politica interna e di futuro del partito, argomento per nulla toccato, il Cavaliere si è concentrato a discutere di politica estera, Libia in primis, ma soprattutto del rischio che lui personalmente corre: «Sono tra i bersagli dell'Isis» ha detto davanti ai deputati motivando in questo modo l'impossibilità a tenere comizi all'aperto «farò interviste in Tv e convegni al chiuso perchè la mia vita è a rischio». Sulla carta la decisione di convocare i gruppi parlamentari aveva come obiettivo quello di provare, alla vigilia di elezioni regionali (ad alto rischio flop) e all'imminente votazione sulla legge elettorale, di tenere insieme un partito ormai diviso in tante anime. I piani per il futuro però non sono stati resi noti, anche se il Cavaliere ha tenuto a ribadire ai suoi parlamentari l'intenzione di rinnovare Forza Italia: «dobbiamo arrivare al partito repubblicano modello Usa» senza però «gettare al mare nessuno. Non ho mai agito in questo modo».
Parole indirizzate alla cosiddetta vecchia guardia ormai da tempo in sofferenza rispetto alla centralità assunta dal cerchio magico. Le parole dell'ex premier però non ottengono l'effetto sperato e la strada della divisione sembra ormai segnata. In attesa di capire le mosse di Verdini alla luce del no ufficiale alle riforme, a rompere gli indugi sono fittiani che disertano l'incontro. È il loro capo, Raffaele Fitto, a puntare il dito contro i vertici che non «servono a nulla visto che da settimane ci sono commissariamenti e nomine decise dalla sera alla mattina». A Montecitorio però al di là delle truppe di Fitto, altri deputati non hanno partecipato alla riunione. Più gremito l'incontro al Senato a cui ha preso parte anche Denis Verdini. Il senatore azzurro non ha preso la parola ed è a lui che il Cavaliere si è rivolto quando ha motivato il cambio di linea nei confronti di Renzi: Denis sa bene - è il ragionamento - che il patto del Nazareno era ben diverso da come è adesso.
Un modo insomma per far capire che la 'colpà è solo da attribuire al capo del governo bollato da Berlusconi come un «bulimico di potere» che va fermato: Non possiamo consentirgli di prendere il potere totale con il 30% dei voti attraverso una legge che di fatto con lo sbarramento al 3% polverizza l'opposizione. Un giudizio severo quello nei confronti del segretario del Pd a cui Berlusconi imputa di aver cambiato le carte in tavola anche per l'elezione del Capo dello Stato. Ecco perchè, a suo giudizio, è stato un bene aver interrotto il sostegno alle riforme: Su Renzi non esagero - è l'attacco - ma conosco gli uomini: gli stavamo apprestando un aiuto per consentirgli un regime. Il patto del Nazareno è decaduto per colpa loro. Nonostante le 'minaccè Berlusconi ha garantito il suo impegno in campagna elettorale annunciando la sua presenza in almeno tre regioni: Puglia, Campania e Liguria.
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia