PALERMO. Il deputato regionale del Pd, Fabrizio Ferrandelli, ha messo "nella mani" del segretario del suo partito, Fausto Raciti, le dimissioni di parlamentare all'Ars. E invita, in una lettera indirizzata sempre a Raciti, anche gli altri deputati Dem a fare altrettanto: "L'esperienza di Crocetta è ai titoli di coda. Dimettiamoci tutti", scrive. Ecco il testo integrale della lettera. "Caro segretario, due anni e mezzo fa il Partito Democratico è stato chiamato dagli elettori a governare la Sicilia. I Siciliani hanno scelto la proposta politica dei democratici e dell’alleanza che aveva indicato come presidente Rosario Crocetta. Buona parte di quella proposta politica è rimasta sulla carta e non per colpa del Pd né degli alleati. È rimasta sulla carta perché chi doveva interpretare quel progetto ha scelto in molti casi la via della contrapposizione a quella della concertazione. Abbiamo perso quasi tre anni e adesso rischiamo di mettere a repentaglio il futuro della Sicilia e il profilo del Pd. I dati economici e sociali che ci giungono sono una condanna senza appello, sono la prova provata di una rivoluzione mancata, di una aspettativa alta che si è scontrata e si scontra ogni giorno con la drammatica quotidianità dei siciliani che, dalla politica, si aspetterebbero soltanto una straordinaria normalità. Avevo chiesto per primo, sei mesi fa, di resettare il cosiddetto “Crocetta bis”, e avviare una nuova stagione di riforme che vedesse il Partito Democratico finalmente protagonista. A distanza di 180 giorni registro che dal “bis” al “ter” poco o nulla è cambiato. Anzi, è sotto gli occhi di tutti la paradossale condizione in cui oggi ci troviamo: siamo nel bel mezzo di uno scontro tutto interno al nostro partito che coinvolge diversi livelli istituzionali e non fa fare un passo avanti alla Sicilia. Ci troviamo in un contesto nel quale, da un lato, il governo nazionale prende atto dei limiti di questa esperienza di governo in Sicilia e di fatto mette sotto tutela la classe dirigente siciliana e, dall’altro, il presidente della Regione rispedisce al mittente le critiche dando la colpa del disastro proprio a Roma. In mezzo a questo clima di accuse reciproche e di politica dello scaricabarile c’è innanzitutto il Pd, il nostro partito, che non può pagare il prezzo più alto di questa incomprensibile esperienza di governo. Poi ci siamo noi, gli eletti del Partito Democratico, che faticano ogni giorno a giustificare l’ingiustificabile davanti ai nostri elettori. Per ultimo, c’è un’immagine che questa classe dirigente siciliana non può far passare al di là dello Stretto: cioè quella di politici attaccati alla poltrona sempre e comunque. Lascio queste valutazioni a te, penso che sia arrivato il momento di guardare avanti, di voltare pagina e di arrivare al più presto ai titoli di coda. Mi rimetto comunque alle decisioni del partito e sin da ora, nell’eventualità che queste mie considerazioni possano trovare un consenso maggioritario nel Pd, metto nelle tue mani le mie dimissioni da parlamentare regionale, sperando che alla mia firma possano seguire tutte quelle dei miei colleghi e che tutto ciò possa dare quella scossa di cui la Sicilia ha bisogno".