Giovedì 19 Dicembre 2024

Lupi non vuole dimettersi, si va verso scontro coi renziani

ROMA.  Non vuol prendere in considerazione le dimissioni, Maurizio Lupi. Il ministro delle Infrastrutture non è indagato e ritiene di aver spiegato gli elementi che lo vedono coinvolto nell'inchiesta sugli appalti per le grandi opere che ha portato in carcere Ettore Incalza, già capo della Struttura tecnica di missione al ministero. Ma una «valutazione» è in corso, dichiara Graziano Delrio. Parole che fanno pensare a molti ad un pressing in atto per il passo indietro. Mentre dalla Puglia è circolata in serata, rilanciata da un editoriale di Mentana su la7, la voce di una telefonata del premier a Michele Emiliano per proporgli un posto nell'Esecutivo. Voce che il candidato del Pd in Puglia smentisce nettamente spiegando di non sapere se Renzi lo voglia al governo: ma se anche così fosse - aggiunge - non rinuncerebbe mai alla candidatura nella sua regione. Matteo Renzi sente più volte in giornata Lupi, perchè la vicenda è diventata in poche ore bufera politica, con Sel, Lega e M5s che presentano una mozione di sfiducia. «Questo governo intende combattere per uno 'Stato di pulizià», dichiara il premier. Nessuna ombra, nessuna timidezza, «appalto per appalto», rivendica. E quando l'Anm accusa lo Stato di «dare schiaffi ai magistrati e carezze ai corrotti», Renzi va allo scontro, perchè sono parole «false, ingiuste e fanno male alle istituzioni». Ettore Incalza e l'imprenditore Stefano Perotti, i due nomi centrali nell'inchiesta sui grandi appalti che vede indagate 51 persone, sono in carcere: domani ci sarà l'interrogatorio di garanzia dell'ex superdirigente delle Infrastrutture. Ma sul banco degli imputati di quella che Famiglia Cristiana definisce una «Tangentopoli permanente» e il presidente della Cei Angelo Bagnasco un «'malesempiò che sembra un regime», è ancora una volta la politica. Perchè se è vero che Lupi non è indagato, elementi come il Rolex regalato da Perotti al figlio e l'intercettazione con Incalza in cui il ministro minaccia una crisi di governo, «destano inquietudine e preoccupazione», dichiara il presidente del Pd Matteo Orfini. E, mentre Ncd definisce «indecente il tritacarne» contro il suo esponente, il partito del premier sostiene la richiesta della Lega al Senato di chiamare Lupi a fornire spiegazioni in Aula. La giornata si apre con parole molto dure dell'Associazione nazionale magistrati. Il presidente Rodolfo Sabelli in tv dichiara che «uno Stato che funzioni dovrebbe prendere a schiaffi i corrotto e accarezzare i magistrati», invece in Italia, da Tangentopoli fino ad oggi, è accaduto il contrario. Un'atto di accusa non direttamente rivolto contro il governo Renzi, ma al quale il premier replica con toni perentori: «Con le istituzioni non si scherza: non accarezziamo i corrotti». L'accusa è triste«, oltre che »falsa e ingiusta«, dichiara parlando agli alunni della scuola superiore di Polizia. E rivendica l'operato del suo governo: aumenta le pene e corregge la »inaccettabile« prescrizione per reati di corruzione, porta avanti le norme sul falso in bilancio e ha messo in campo l'Autorità anticorruzione guidata da Cantone »perchè appalto per appalto, casa per casa, sporcizia per sporcizia, si può intervenire e fare pulito«.  Non basta, però, secondo un esponente del Pd come Pier Luigi Bersani: gli »sceriffi« da soli non risolvono, se non si dice basta al sistema di concessioni e procedure straordinarie per tornare a un sistema ordinario di alle gare d'appalto, fa notare l'ex segretario. Ancor prima, però, sostiene un altro dem come Pippo Civati, Renzi dovrebbe esigere dal suo ministro Lupi quello che chiese al ministro di Letta, Anna Maria Cancellieri: le dimissioni per »opportunità politica«. »Lupi deve dare spiegazioni, dimettersi e restituirci fino all'ultimo centesimo tutti i quattrini«, attacca Beppe Grillo. Il passo indietro è »dovuto«, concorda Nichi Vendola. E se Matteo Salvini si spinge fino a tirare in ballo anche Angelino Alfano, Sel, M5S e Lega alla Camera presentano una mozione di sfiducia contro Lupi. In serata Renzi rinuncia a partecipare alla presentazione del libro di Graziano Delrio, ma parla il sottosegretario: »Lupi non è indagato, i fatti non sono tutti a nostra conoscenza. Ma è chiaro che ci sono valutazioni politiche che spettano al singolo e che credo siano in corso da parte del ministro«. Ma dall'entourage del ministro trapela che Lupi non pensa per ora a lasciare, tant'è che oggi parteciperà a un evento per l'Expo.

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