ROMA. Rendere le tre reti ammiraglie della Rai a "specializzazione tematica". E' quanto è emerso nell'incontro tra Matteo Renzi ed i membri Pd della Vigilanza. L'ipotesi sarebbe di una rete generalista, una per l'innovazione, sperimentazione e nuovi linguaggi, e una a carattere più culturale, preferibilmente senza pubblicità.
Inoltre, via i partiti dalla Rai e via doppioni, architetture barocche e cavilli burocratici con il perenne incubo della Corte dei Conti. Matteo Renzi, al di là dei modelli di governance in discussione, ha le idee chiarissime sul futuro di Viale Mazzini. Domani in consiglio dei ministri avvierà la discussione sulla base del documento strategico, una summa della filosofia renziana che ha come punto di partenza la necessità di un manager che decida davvero e come punto di arrivo la qualità del servizio pubblico con tre reti specializzate, di cui una senza spot.
E' chiaro che la futura "azienda Rai", che Renzi immagina, dipenderà molto dagli uomini che si sceglieranno, a partire dall'amministrazione delegato, sul quale è già partita una ridda di rumors e papabili. Ma la governance, che limiti il potere di veto del cda e quindi della politica, non è secondario. Per questo alcuni fedelissimi del premier ipotizzano che, come per il ddl sulla scuola, il presidente del consiglio proverà a lasciare la riforma della Rai al dibattito parlamentare per poi intervenire, anche con un decreto, per mandare in porto un cambiamento che considera essenziale tanto quanto il jobs act o la riforma costituzionale. Domani Renzi avvierà il confronto anche dentro la maggioranza visto che Angelino Alfano ha già messo le mani davanti su una riduzione del ruolo del Parlamento nell'indicazione del cda. Ma indietro per il premier non si torna.
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