ROMA. Lo strumento legislativo per traghettare in porto gli interventi sulla scuola sarà un ddl. Il nuovo incontro svoltosi ieri sera a Palazzo Chigi tra il premier Matteo Renzi e il ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, ha confermato la scelta già annunciata nei giorni scorsi dal Governo. In tanti - sul fronte sindacale e tra i precari - hanno sperato che tornasse in pista un decreto legge almeno per gestire la questione precari. «Sulle assunzioni ci sarà una risposta importante al precariato» hanno assicurato in serata fonti ministeriali senza sbilanciarsi però sui numeri. Per quelli bisognerà aspettare il consiglio dei ministri di giovedì pomeriggio.
Se dal tavolo dei ministri arriverà il disco verde il disegno di legge sulla scuola potrà iniziare il proprio percorso parlamentare non prima del 17 marzo (nella giornata del lunedì le Commissioni di Camera e Senato non si riuniscono). I tempi, considerando la pausa pasquale e la scadenza del 15 aprile posta dall'Esecutivo come data-limite entro cui il ddl dovrà completare il suo cammino, sono strettissimi. E proprio per questo tra le ipotesi più accreditate, in mancanza della decretazione d'urgenza, c'è quella di 'spalmare' il piano assunzionale su due anni: subito un pacchetto di assunzioni consistente - 50.000 almeno - per coprire il turn over in maniera abbondante e per risolvere almeno in parte il problema delle supplenze annuali (in questo caso non sarebbe necessario neppure un provvedimento di legge, basterebbe l'autorizzazione del ministero dell'Economia); una seconda tranche di assunzioni dei precari potrebbe essere invece incardinata nel Ddl.
Punto cruciale del provvedimento - hanno ribadito fonti ministeriali al termine dell'incontro a Palazzo Chigi - sarà comunque l'autonomia che diventa insieme strumento del merito e chiave per aprire la scuola al territorio e di pomeriggio. E in questo ambito la figura del dirigente scolastico sarà centrale per costruire il progetto formativo delle scuole (utilizzando, ad esempio, l'organico funzionale potrà decidere come procedere per rinvigorire alcuni insegnamenti). Desta perplessità un'altra prerogativa dei dirigenti scolastici che, secondo anticipazioni, sarebbe stata inserita nel ddl e cioè la scelta dei docenti attraverso albi provinciali da cui i presidi attingerebbero in piena libertà di scelta.
«In prima battuta questa soluzione servirebbe per dare vita all'organico funzionale, in base alla progettazione delle scuole e alle esigenze di ampliamento dell'offerta formativa. Ma verrebbe utilizzata anche per conferire le supplenze, pur in presenza di candidati privi di abilitazione: basterebbe il titolo di studio compatibile. Pare, però - commenta l'Anief - che il vero obiettivo sia estendere il modello a tutto il sistema di reclutamento».
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