PALERMO. Nuova bufera sui centri nascita in Sicilia, con numerose proteste in giro per l'Isola. Il punto nascita a Lipari è ancora chiuso. Alle Eolie le donne sono costrette a partorire a Milazzo, Patti o Messina o come è già accaduto più volte, hanno rischiato di dare alla luce I FIGLI sull'aliscafo o sull'elicottero del 118. Giacomo Biviano, capo gruppo del Pd in Comune ha lanciato un nuovo appello al ministro della salute Beatrice Lorenzin e all'assessore regionale Lucia Borsellino. «Il punto nascita all'ospedale di Lipari è ancora chiuso, e sono pronto a capeggiare qualsiasi protesta e azione che coinvolga forze politiche e cittadini - dice - a prescindere dai vari ricorsi al tribunale per il quale il tar aveva già dato ragione al Comune, salvo poi il ricorso al Cga che ha sospeso la sentenza di primo grado, il punto nascita di Lipari, in effetti, almeno e purtroppo solo sulla carta, è stato riaperto insieme a quello di Pantelleria attraverso una delibera di giunta dall'attuale governo Crocetta. Il punto nascita eoliano, però, non è mai entrato in funzione in quanto i vertici provinciali dell'Asp Me 5 hanno sempre contestato l'impossibilità di metterlo in sicurezza a causa dell'assenza di personale qualificato e del blocco delle assunzioni».
Un corteo con striscioni e palloncini gialli per dire no alla chiusura del centro nascite. Così Cefalù (Palermo) ha manifestato contro una decisione dell'assessore regionale alla salute che, in base a una norma, cancella le strutture con meno di 500 parti all'anno. Per la stessa ragione sono stati chiusi dal 2011 a oggi altri 14 punti nascita in Sicilia. Per una settimana, inoltre, dalle 20 alle 21 serrande abbassate e persiane chiuse con luci spente nel comune per protestare sulla chiusura. Alcune centinaia di persone, tra cui donne e bambini, si sono ritrovate in piazza Garibaldi e in corteo sono arrivate in piazza Duomo sfilando dietro uno striscione che spiega il senso della protesta: «Chi chiude il centro nascite dice no alla vita». Alla manifestazione hanno partecipato i sindaci del comprensorio che chiedono la revoca della decisione presa, ha detto il sindaco Rosario Lapunzina, sulla base delle pressioni del ministro Betarice Lorenzin dopo la forte della piccola Nicole tra Catania e Ragusa. «Malgrado le pressioni del ministro - ha detto Lapunzina - la Regione avrebbe potuto esercitare la sua autonomia e trovare una soluzione diversa, come è stato fatto per esempio per gli ospedali di Corleone e di Petralia Sottana». La soluzione per il punto nascite di Cefalù sarà presentata dal sindaco martedì prossimo in occasione dell'audizione davanti alla commissione sanità all'Ars.
L'assessore regionale alla Salute Lucia Borsellino ricorda che la chiusura del punto nascita di Cefalù rientra tra le misure «ineludibili» del nuovo piano sanitario regionale. Ma l'assessore non manca di richiamare le pressioni del ministro Lorenzin e le sue larvate minacce di commissariamento della sanità siciliana dopo il caso della piccola Nicole morta perchè non c'era posto in ospedali attrezzati. È quindi sempre caldo il confronto tra l'assessore e il ministro. «L'eliminazione di alcuni punti nascita» viene riportata da Borsellino a un «percorso che anche il ministro della salute ha richiamato con forza in più sedi e, non ultimo, nel Question time alla Camera dei deputati». «Chiaro, in quella sede, è stato - aggiunge l'assessore - il monito contro la permanenza dei punti nascita al di sotto dei 500 parti l'anno che il ministro ha definito 'inaccettabilì in Sicilia e in ogni punto del territorio nazionale prospettando, in caso di mancata attuazione, l'esercizio di poteri sostitutivi». «Sono certa - conclude Lucia Borsellino - che con la collaborazione dei territori, come avvenuto in altri casi, si possano garantire tutte le condizioni per assicurare l'assistenza alla mamma e al bambino in tutti i comuni dell'isola».
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