SCANDICCI. Anche la magistratura deve darsi «delle strategie organizzative volte al recupero di efficienza»: si tratta di «un recupero necessario per rispondere efficacemente al bisogno di legalità fortemente avvertito nel Paese». Così il presidente Sergio Mattarella a Scandicci per l'inaugurazione dei corsi della Scuola della magistratura.
Parlando di fronte al ministro della Giustizia, Andrea Orlando, e al vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, il presidente Mattarella ha spiegato che le sfide che attendono i magistrati italiani sono «tanto più impegnative in un contesto di crescenti attese da parte dei cittadini, sempre più esigenti verso un servizio essenziale come la giustizia, chiamata a definire ogni giorno l'equilibrio tra diritti e doveri applicando le regole dettate dalla legge». Per questo, ha aggiunto il capo dello Stato, «il controllo di legalità, per essere giusto ed efficace, impone percorsi formativi idonei a sviluppare nei magistrati la capacità di comprendere le dinamiche in corso nel mondo in cui operano». Per tutte queste ragioni, secondo Mattarella, «l'alto livello di preparazione professionale rappresenta la struttura portante su cui si regge l'indipendenza della magistratura».
Il compito affidato dalla Costituzione ai magistrati è «un compito nè di protagonista assoluto nel processo nè di burocratico amministratore di giustizia». Per il presidente Mattarella gli atteggiamenti di «protagonista assoluto nel processo» o «di burocratico amministratore di giustizia» sono «due atteggiamenti che snaturano la fisionomia della funzione esercitata». Vale quindi sempre, ha spiegato il capo dello Stato, «il monito di Piero Calamandrei: 'il pericolo maggiore che in una democrazia minaccia i giudici è quello dell'assuefazione, dell'indifferenza burocratica, dell'irresponsabilità anonima».
«L'ordinamento della Repubblica esige che il magistrato sappia coniugare equità ed imparzialità, fornendo una risposta di giustizia tempestiva per essere efficacie, assicurando effettività e qualità della giurisdizione».
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