ROMA. «L'unica soluzione alla crisi libica è quella politica». Lo ha detto il ministro degli esteri Paolo Gentiloni intervenendo alla camera sulla Libia. In Libia «è evidente il rischio di saldatura tra gruppi locali e Daesh» che richiede la «massima attenzione». «Mentre il negoziato muove i primi passi, la situazione in Libia si aggrava. Il tempo non è infinito e rischia di scadere presto, pregiudicando i fragili risultati raggiunti» dalla mediazione Onu sostenuta dall'Italia. «La crisi in Libia si presenta oggi con un grave deterioramento del quadro di sicurezza, evidenziato con attacco all'Hotel Corinthia, a ripetute incursioni in campi petroliferi e da ultimo dalla barbara uccisione di 21 cristiani-copti a Sirte: tale quadro ci ha portato a decidere la chiusura della nostra ambasciata, l'ultima rimasta aperta a Tripoli. Ringrazio tutti quelli che hanno collaborato al buon esito dell'operazione». «Il deterioramento della situazione sul territorio impone un cambio di passo da parte della comunità internazionale prima che sia troppo tardi». Non vogliamo «avventure e tantomeno crociate». Lo ha detto il ministro Paolo Gentiloni intervenendo alla Camera sulla Libia. «Chiediamo alla comunità diplomatica di aumentare gli sforzi». Dalla riunione del Consiglio di sicurezza di oggi «ci attendiamo la presa di coscienza al Palazzo di vetro della necessità di raddoppiare gli sforzi per favorire il dialogo politico» in Libia. «Lavoriamo con i nostri partner al Consiglio di sicurezza perchè la missione Unsmil (missione Onu in Libia, ndr) venga dotata di un mandato, mezzi e risorse in grado di accelerare il dialogo politico per la stabilità e la formazione di un governo di unità nazionale».