ROMA. «Fu una scelta. Piuttosto che prendesse certe decisioni la troika con la brutalità che si è vista in Grecia era meglio le prendessimo noi. Con tutti i rischi di impopolarità. Parliamoci chiaro: la troika è una forma di neocolonialismo... L'astio contro la Ue sarebbe stato incontenibile. Mi dicevo: 'Tu passi, l'Europa restà». Così Mario Monti rievoca, in un'intervista al Corriere della Sera, i
momenti della sua designazione a presidente del Consiglio. «È stato un complotto del destino. La troika sono stato io a tenerla fuori».
Poi il professore racconta i primi contatti con Berlusconi: «mi disse 'Vorrei agevolarla: si prenda, tranne me e Tremonti, tutto il mio governò. Fu simpaticissimo», passò dal lei al tu nel giro di qualche giorno e «mi riempì di cravatte». Nella propria lista di governo, rivela Monti, «c'erano Gianni Letta (non alla Giustizia), Amato agli esteri (entusiasta), Ichino al lavoro... C'era perfino Brunetta... Poi sui politici scattarono i veti...». Il voltafaccia arrivò al momento della legge sul 'Parlamento pulito': «Cambiarono cavallo. Non potendo sparare contro l'anticorruzione, a destra scaricarono la rabbia sulle scelte economiche che pure avevano votato».
Monti ammette quidi il suo rammarico per Scelta Civica: «La delusione l'ho avuta sia da politici stagionati sia da tanti neofiti». E su Renzi commenta: «Avrei dato più peso all'economia. Non vorrei che concentrarci su altre riforme distraesse da cose più importanti. Perchè ero perplesso sul patto del Nazareno? Perchè in vista di un beneficio teorico si è trattato con una persona condannata in via definitiva per frode fiscale».
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