ROMA. «Adesso avete capito cos'è il patto del Nazareno?». In colloqui con quotidiani, Renzi il giorno dopo l'elezione di Mattarella al Quirinale: la rivincita del Pd, sul Colle non c'erano accordi, Ncd ha fatto confusione, dice a Stampa e Secolo XIX. Con il Messaggero esclude verifiche: non ci sarà alcun rito da prima Repubblica. «Fossero vere tutte le nefandezze dei talk show sull'accordo con Berlusconi, mi dovrebbero arrestare», nel patto del Nazareno «c'erano e ci restano la riforma del Senato, quella della legge elettorale e la scelta di ridare più poteri allo Stato rispetto alle Regioni. Non ci credono? Non posso farci niente: avranno altre sorprese, come quella di Sergio Mattarella al Quirinale». Lo afferma il premier Matteo Renzi in un colloquio con La Stampa e il Secolo XIX in cui aggiunge che l'elezione del nuovo capo dello stato rappresenta «la rivincita del Pd» mentre «Ncd ha fatto confusione» anche se, fa sapere, «Alfano non l'ho strigliato, ma - si chiede - se sei al governo che senso ha fare patti con l'opposizione?». Nella vicenda del Quirinale, osserva anche il presidente del Consiglio, «il Cavaliere è stato mal consigliato e troppo pressato: non solo da Fitto». In un altro colloquio, con il quotidiano il Messaggero, Renzi assicura quindi che non ci sarà alcuna verifica di governo. «Figuriamoci - afferma -. Non ci sarà nessun rito della Prima Repubblica. E aggiungo: dopo quello che è accaduto, dopo l'elezione di Mattarella, spero sia chiaro a tutti che questa legislatura arriverà al 2018. Rispetto i travagli dentro i singoli partiti - aggiunge -, ma noi dobbiamo governare un Paese. Quindi questa è la priorità specie quando cominciamo a vedere i primi segni di ripresa». Col Messaggero, Renzi torna quindi sul patto del Nazareno su cui si è fatta «troppa mitologia» e ribadisce: «L'ho sempre detto che non c'era alcun collegamento tra le riforme e il Quirinale, di nessun genere. E quindi per me adesso non c'è nessun indebolimento del sistema delle riforme. Anzi, oggi sono più vicine, non più lontane». «Restano - continua il premier -, le polemiche di Forza Italia sul metodo, ma la cosa fondamentale, è il fatto che siamo arrivati ad eleggere una persona che anche chi non ha votato giudica un galantuomo», «scommetto che faremo altre riforme insieme, il fatto che i grandi elettori di Forza Italia abbiano votato scheda bianca manifesta una volontà di incontro». Quindi il premier rievoca la vicenda dei 101: «La ferita del 2013 con i franchi tiratori era ancora aperta e ancora bruciava, invece oggi l'abbiamo rimarginata». «La sinistra democrat fibrilla sull'Italicum? - aggiunge - Oggi intanto festeggio l'unità del partito, evento più raro della cometa di Halley». Nel suo diario di sei giorni di trattativa di cui dà conto un retroscena di Repubblica, Renzi sottolinea poi che «Ora il Pd è l'infrastruttura del sistema repubblicano» e commenta: «Adesso accusano Verdini di aver fatto un piacere a me. Ma è Berlusconi ad avere tutto l'interesse a passare alla storia come padre della Patria, come player della nuova Costituzione. E non andare dietro a Brunetta, Toti e alla Rossi».