ROMA. Il voto finale del Senato sulla Legge elettorale arriverà oggi ma gli accordi di maggioranza sono stati 'recepiti' e hanno dato forma al nuovo Italicum con l'approvazione dell'emendamento di Anna Finocchiaro e dei capigruppo di maggioranza che porta, tra l'altro, dal 37% al 40% la soglia per il premio di lista.
Resta, tuttavia, la trincea della minoranza Pd con una ventina di senatori pronti, domani, a non dare il proprio ok al testo dell'Italicum. E con il deputato Davide Zoggia che chiede una verifica di governo nel caso, domani, nel voto sulla riforma della legge elettorale i voti di FI risultino determinanti. Una giornata, quella di oggi, che segna un passo anche sul piano delle riforme visto che la Camera ha detto sì al cambio del quorum per l'elezione del Presidente della Repubblica. Rispetto al testo uscito dalla commissione Affari Costituzionali, il quorum è stato modificato con l'emendamento a prima firma del deputato Pd Ettore Rosato che fissa al settimo scrutinio (e non più al nono) il quorum dei 3/5 dei votanti e al 4/0 (e non al 5/0) quello dei 3/5 dell'Assemblea. E non è l'unico ok, quello della Camera, all'art. 21 del ddl riforme.
Il sì dell'Aula di Montecitorio è infatti arrivato anche all'art. 22 del ddl riforme, che modifica l'art. 85 della Costituzione. L'articolo, approvato con 313 voti favorevoli e 122 no, prevede che sia la presidente della Camera a esercitare «le funzioni del Presidente della Repubblica nel caso in cui questi non possa adempierle», mentre «il Presidente del Senato convoca e presiede il Parlamento in seduta comune». Ed ancora.
Sì dell'Aula di Montecitorio agli art. 23 e 24 del ddl riforme, che vanno a modificare, nella direzione dell'unica Camera elettiva, gli art. 86 e 88 della Costituzione. L'ok all'art 23 giunge con 323 voti favorevoli e 124 contrari, mentre l'art. 24, che dà al Presidente della Repubblica il potere di sciogliere la sola Camera dei deputati, passa con 331 sì e 123 voti contrari. Ed ancora: ok all'art.25, vale a dire solo la Camera potrà dare fiducia al Governo. Ci sarà, invece, domani alle 17 il voto finale sulla legge elettorale. Oggi il Senato ha approvato l'emendamento di Anna Finocchiaro e dei capigruppo della maggioranza, che recepisce l'accordo sul nuovo Italicum: i sì sono stati 177, i no 64 e gli astenuti 2.
Numeri, quelli, della maggioranza, che ieri in serata si sono assottigliati tanto che l'articolo 3 del testo è passato con 163 ok (12 in meno del sì all'emendamento Esposito) e con i senatori della minoranza Pd che non hanno votato.
Oggi, fermo restando che nel gruppo 'dissidente' si è deciso per votare secondo libertà di coscienza, i numeri potrebbero essere molto simili.
Nel frattempo è stato anche approvato un secondo emendamento della Finocchiaro: quello che porta dal 37 al 40% la soglia che un partito deve raggiungere per ottenere il premio di maggioranza, senza il quale si va al secondo turno. Inoltre, sostituisce i listini bloccati con un sistema in cui il capolista dei partiti in ciascuno dei 100 collegi è bloccato, mentre per gli altri candidati che concorrono per un seggio valgono le preferenze. Infine l'emendamento inserisce una clausola secondo cui la legge entra in vigore il 1 luglio 2016.
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