ROMA. Dopo giorni di silenzio tattico Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio danno la linea al M5s sull'elezione del Capo dello Stato. Pressati dai parlamentari pentastellati, ansiosi di capire se e come il Movimento avrebbe giocato la partita del Quirinale, i cofondatori del M5s hanno deciso di giocare la loro carta: «Chiediamo a Renzi, prima che inizino le votazioni, la rosa dei nomi che si appresta a presentare per proporla ai nostri iscritti in Rete e farla votare» annunciano di prima mattina sul blog. Niente Quirinarie, quindi: i Cinque Stelle non proporranno un loro nome. Lasceranno la Rete ad esprimersi sulla rosa di candidati che Matteo Renzi dovrebbe fornire . Come per l'elezione della Sciarra alla Consulta. Ma, al di là della pretattica, la verità la spiega lo stesso Grillo qualche ora dopo: «Qui siamo ad una guerra tra bande tra chi ha rovinato l'Italia e chi la sta rovinando. Noi ne siamo fuori, orgogliosamente fuori. Non entriamo in questa diatriba». Insomma, nonostante l'adozione di quello che gli stessi membri del direttorio Luigi Di Maio e Roberto Fico chiamano il «metodo democratico» del Movimento, Grillo e Casaleggio decidono di restare fuori dalla partita salvando la facciata. Propongono «trasparenza» e condannano quel «baratto, un mini comitato d'affari, un suk» che verrebbe dall'elezione di un Presidente candidato da 'Renzusconi'. E lanciano la palla a Renzi, sapendo che il segretario premier una rosa da far votare ai Cinque Stelle prima del 29 gennaio non la farà. Nessuno potrà però dire che anche questa volta il Movimento è stato alla finestra. Se Renzi non risponde sarà sua la responsabilità di aver lasciato fuori i 5 Stelle. «Le opposizioni non esistono in questo disegno del duo Berlusconi/Renzi» avvertono Grillo e Casaleggio, che attaccano: ora che la maggioranza è cambiata si dovrebbe «andare alle elezioni». Roberto Fico, uno dei cinque componenti del 'direttoriò, spiega: «Sono contento che Renzi voglia condividere con tutte le forze politiche ma sappiamo che è un baro» e quindi, «questo è il nostro tavolo: è una soluzione trasparente». Per ora, dunque, i Cinque Stelle non hanno un loro candidato. Anche se Grillo traccia un profilo ideale : «Una persona 'super partes', che non abbia fatto politica dentro i partiti e che possa essere il garante di tutti e che non firmi tutto». Di certo non Giuliano Amato, assicura Fico: «Avrei paura a metterlo sul blog in votazione. Ma se Renzi lo fa, gli direi: 'stai scherzando e non sei seriò». Anche Grillo non si aspetta molto: «Come nei film di fantascienza escono certi nomi...». La scelta dei leader pentastellati, però, lascia interdetti i parlamentari. Nessuno commenta, restando fedele alla linea del silenzio. Ma di certo sono offesi per la scelta fatti dai vertici di decidere in proprio. La consegna del silenzio chiesta da Casaleggio ai capigruppo in occasione della loro visita a Milano ha fatto infuriare non pochi. Qualcuno, come il dissidente Walter Rizzetto, commenta ironico il post in cui Grillo e Casaleggio («Toc toc Renzi batti un colpo di democrazia») bussano alla porta del premier: «Toc, Toc, chi è? L'ambulanza..». Anche l'ex ideologo Paolo Becchi protesta: «Toc, toc che fine ha fatto il M5S?». Per il professore, voce ormai critica dentro i Cinque Stelle, «la Rete ormai è ridotta a ratificare addirittura nomi proposti da Renzi. Un totale fallimento sia tattico che strategico dal momento che Renzi non farà alcun nome ed il Movimento non avrà un proprio candidato».