ROMA. La quiete dopo la tempesta e prima di una settimana in cui FI si appresta nuovamente a camminare sui carboni ardenti. È stata una domenica di 'sospensione' quella di ieri, per il partito azzurro dopo lo scontro frontale di ieri tra Silvio Berlusconi e Renato Brunetta. Uno scontro «vero», raccontano ambienti vicini all'ex premier, che non sarà facile ricucire. Ma ricompattare il partito ed evitare che il confronto tra Berlusconi e i gruppi parlamentari si trasformi in un nuovo muro contro muro diventa la priorità per l'ex capo del governo. L'obiettivo è ridurre al minimo il numero di parlamentari azzurri anti-Nazareno: un numero che, se troppo alto, rischierebbe di ammutolire le richieste di Berlusconi per il prossimo Capo dello Stato.
Il 'day after' dello scontro tra l'ex premier e il capogruppo alla Camera è così segnato dal gelo, tanto che non ci sarebbe stato nessun contatto diretto almeno fino a tarda serata. Ma il cellulare di Brunetta è stato comunque 'bollentè: a chiamarlo, si racconta in ambienti azzurri, oltre a diversi parlamentari, anche gli esponenti più vicini (ad esclusione del suo 'avversario numero 1' Verdini) all'ex Cavaliere, pronti a fare da 'pontierì e a lavorare per una «tranquilla ricomposizione» prima della riunione tra Berlusconi e i deputati di mercoledì. Una ricucitura su cui, ad Arcore, sono pronti a scommettere, passando anche per un ultimo tentativo di tregua con i fittiani. L'obiettivo, per l'ex Cavaliere resta lo stesso: mantenere, costi quel costi, la barra dritta sul Patto del Nazareno e su questa base, ieri, è stato stilato - da Romani e Verdini, raccontano - un documento ad hoc che, nel ribadire il sostegno del partito alla linea dell'ex premier, mette alle strette falchi e frondisti, avviando una vera e propria conta interna. Non solo. Fonti parlamentari raccontano che la 'sconfessione' della linea Brunetta operata ieri da Berlusconi sia stata, in qualche modo, 'richiestà dal premier Matteo Renzi, intenzionato a sapere quanti, in concreto, si riconoscessero davvero nel capogruppo. E la reazione di Berlusconi è stata veemente, anche se non è riuscita a far tornare Brunetta su suoi passi. E oggi, pur restando in un inedito silenzio, Brunetta ha ritwittato le decine di 'endorsment' arrivati dagli utenti, con tanto di hashtag '#JeSuisBrunettà, facendo capire che se da un lato c'è disponibilità a ricucire con Berlusconi, dall'altro non si tirerà mai indietro dal suo ruolo di capogruppo.
E di interprete di una base sempre più insofferente nei confronti di
un'opposizione giudicata troppo morbida, come dimostra l'ultimo sondaggio di oggi che dà FI sempre più braccata dalla Lega. L'incertezza, insomma, resta, e rischia di investire in pieno l'iter dell'Italicum al Senato. Se sulle riforme oltre alla richiesta di sospensione, mercoledì, non si andrà, sul premio alla lista la linea ufficiale di FI è votare no a Palazzo Madama. E l'appello del Pd ai M5S ha fatto tornare il sorriso ad Arcore e a tutti quelli che sostengono, attraverso la via del Nazareno, la centralità di FI sulle riforme. «Martedì si balla», è il refrain che circola in ambiente azzurro tra chi è consapevole che, senza i voti di FI, il testo rischia di non passare. E non è escluso che l'incognita Italicum che pesa su Matteo Renzi serva a Berlusconi ad alzare la voce sugli altri punti del Patto, Colle incluso.
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