PALERMO. «I permessi sindacali sono stati già ridotti ma siamo disponibili a ulteriori tagli. La Regione però faccia la propria parte e rispetti la legge: è l’unica in Italia a non aver le rappresentanze sindacali unitarie che fisserebbero regole chiare per concedere i permessi»: è questo in sintesi il pensiero dei confederali sulla questione dei permessi sindacali di cui beneficiano i dipendenti dell’amministrazione regionale siciliana.
La polemica nasce dopo che l’assessore all’Economia, Alessandro Baccei, ha inserito tra le riforme in cantiere il taglio dei permessi sindacali per salvare i conti dell’Isola. Secondo la sezione di Controllo della Corte dei Conti, presieduta da Maurizio Graffeo, «il contingente dei permessi sindacali in ambito nazionale è pari a 76 minuti e 30 secondi annui per dipendente mentre in ambito regionale il pacchetto dei permessi sale a 775 minuti e 50 secondi per dipendente. Dunque in Sicilia è più di dieci volte superiore». Secondo gli autonomi, però, oggi i numeri sono cambiati e i minuti pro capite di permessi alla Regione sarebbero 405 contro i 340 degli statali e la differenza sarebbe giustificabile dalla selva di uffici e comparti presenti nell’Isola.
In ogni caso, la Funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil e gli stessi Cobas-Codir e Sadirs, sostengono che questi numeri in Sicilia sono stati già ridotti grazie a un accordo varato alcuni anni fa che ha previsto il dimezzamento dei permessi che nel 2013, in termini assoluti, sono stati 13.114 mentre l’anno prima erano stati 10.994. Ma anche questo dato ha provocato una segnalazione della Corte dei Conti perché non si noterebbero gli effetti dei tagli previsti.
Secondo la magistratura contabile «con una delibera di giunta si è previsto, in via transitoria, una riduzione del 30% ma poi con un’altra delibera si è deciso di effettuare la riduzione in un biennio procedendo ogni anno con un taglio del 15% invece della riduzione progressiva del divario esistente con la disciplina nazionale». Insomma, in Sicilia i permessi sindacali sono ancora di gran lunga superiori a quelli degli statali. Secondo i confederali, però, questo boom è legato alla mancanza di regole del settore: in sostanza oggi qualunque regionale potrebbe utilizzare un permesso sindacale. Ed è per questo che chiedono di procedere con l’elezione delle Rsu. «Il vero tema - dice Enzo Abbinanti della Cgil - su cui il governo regionale non si è mai cimentato fino in fondo, è quello della democrazia partecipativa. In Sicilia, dopo 17 anni dalla loro istituzione nel resto del pubblico impiego, non ci sono ancora le Rsu, le rappresentanze sindacali unitarie. Dal 3 al 5 marzo nel resto del paese si svolgeranno le seste elezioni, mentre i dipendenti regionali non possono ancora scegliere direttamente i loro rappresentanti».
La mancanza di Rsu, secondo la Cisl, causa un uso selvaggio dei permessi. Gigi Caracausi della Funzione pubblica spiega che «soprattutto tra gli autonomi c’è un uso scriteriato, mentre andrebbero utilizzati solo dai dirigenti. In ogni caso - dice Caracausi - i permessi sono troppi, siamo disponibili a sederci a un tavolo e rivedere il numero al ribasso». Anche Gianni Borrelli della Uil ricorda che «la Regione è l’unico ente pubblico d’Italia che non ha mai eletto le Rsu. In questo modo i permessi sindacali andrebbero divisi solo tra le rappresentanze mentre adesso sembra esserci un vero e proprio mercato dei permessi. Anche noi siamo comunque disponibili a ridurre, razionalizzare e stabilire regole certe su chi ha diritto ai permessi sindacali».
Gli autonomi però non ci stanno. «Non è assolutamente vero tutto questo – dice Fulvio Pantano del Sadirs –. Da noi usufruisce delle prerogative sindacali solo chi fa parte degli organismi. È bene ricordare che abbiamo già ridotto con due accordi di oltre 50 per cento la prima volta e di un ulteriore 50 per cento la seconda, il numero dei permessi. La verità - dice Pantano - è che la Regione ha oltre 400 uffici e in ognuno ci sono rappresentanti sindacali che beneficiano dei permessi. Per questo motivo, introdurre le Rsu oggi significherebbe rendere ancora più complicata la situazione, perché queste nuove rappresentanze avrebbero altri benefici che non migliorerebbero la situazione».
E in una nota i Cobas-Codir Sadirs, che hanno usufruito del più alto numero di permessi, chiariscono che «i numeri forniti dalla Corte dei conti sono relativi ad anni precedenti. Le 35 mila giornate annue complessive sono passate a 18 mila nel 2014». Secondo gli autonomi i minuti pro capite di permessi alla Regione sarebbe di 405 contro i 340 degli statali.
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