ROMA. «Lo spirito del provvedimento non deve cambiare. Dobbiamo aumentare le pene sui casi più gravi, ma vanno depenalizzati gli errori fiscali che non costituiscono frode e che introducono un blocco nel rapporto tra fisco e cittadini. Non credo che ci sia nessun problema a tenere aperto il provvedimento fino a quando non si trova un equilibrio che possa evitare qualsiasi cattiva interpretazione». Intervistato dal Messaggero, il sottosegretario Graziano Delrio assicura che la riforma va avanti: «Il Paese ha bisogno di attuare la delega fiscale. Tornare nell'immobilismo democratico, per cui se ci sono diversi pareri non si decide nulla, non è più possibile». Sull'articolo 19 bis, «quando esce un testo la responsabilità è sempre della collegialità del consiglio dei ministri. Nel consiglio il tema è stato dibattuto ampiamente. C'è chi parlava del 3%, chi di una soglia economica di 150mila euro», spiega Delrio. «Non c'è nessuna manina che finito il consiglio abbia inserito o tentato di inserire alcunchè, ma siamo pronti a cambiarlo. E comunque, pur non essendo un giurista, sono abbastanza certo che la norma non si applica al caso del dottor Berlusconi». Delrio interviene sul tema del licenziamento degli statali. «Credo che sia legittimo e serio pensare a un'evoluzione in questa direzione. Serve un ragionamento a 360 gradi senza particolari paure», dichiara. Tuttavia, «se dovessimo discutere di cosa ha bisogno oggi il lavoro pubblico, il tema della flessibilità in uscita non è prioritario. Il lavoro pubblico deve diventare più simile al privato sui meccanismi di selezione in ingresso e deve avere una mobilità maggiore». Parlando delle Province il sottosegretario punta il dito contro le Regioni, che «entro il 31 dicembre avrebbero dovuto dire quali funzioni trasferivano alle Province. C'è un ritardo che va colmato immediatamente. Il governo non intende lasciare nell'incertezza migliaia di dipendenti. La legge prevede poteri sostitutivi dello Stato in caso di inottemperanza». Sulla vicenda interviene anche Giovanni Toti: «Ritirare un provvedimento importante per tanti italiani come la delega fiscale, perchè potrebbe beneficiarne anche Silvio Berlusconi, mi pare profondamente sbagliato». dice l'europarlamentare di Fi e consigliere politico di Berlusconi, in un'intervista al Messaggero in cui sottolinea che la vicenda «non influirà in alcun modo» sull'elezione del Capo dello Stato. «Ancora una volta è stata fermata una riforma perchè ritenuta salva-Berlusconi», afferma Toti, secondo cui è «sacrosanto stabilire la non punibilità nel reato di evasione fiscale qualora l'Iva o l'imposta sui redditi evasa non sia superiore al 3%. Anzi, la soglia indicata mi pare ancora troppo bassa. Se poi qualche teorico dei complotti ha voluto interpretare la norma come un inciucio, è grave che l'esecutivo abbia dato credito a questi argomenti ritirando il provvedimento, senza avere il coraggio di difendere le proprie scelte e l'interesse dei cittadini». Sull'elezione del Capo dello Stato, «la cosa più importante è che le scelte siano condivise. Sulle riforme come sul nuovo Presidente della Repubblica, come ci chiede la Carta costituzionale», dichiara Toti. «L'importante è che sia una personalità in cui possano riconoscersi sia il centrodestra, sia il centrosinistra. Serve una persona autorevole e riconosciuta come arbitro imparziale».