ROMA. Prova a prendere subito il «ritmo», Matteo Renzi. Il 2015 si apre con un mese denso e cruciale per le sorti dell'intera legislatura, tra legge elettorale e Colle. E il premier lo affronta di petto. Così sembrano testimoniare i tweet con cui saluta il nuovo anno e l'agenda che trapela dallo staff di Palazzo Chigi. «Facciamo sul serio, sarà un buon 2015», assicura Renzi al suo milione e mezzo di 'follower'. E convoca i ministri, a inizio settimana, per fare il punto sul programma di governo. Ma soprattutto riunisce i parlamentari del Pd il 7 gennaio, per serrare le fila in vista dell'impegnativo rush finale dell'Italicum, che condizionerà il clima in cui si eleggerà il nuovo capo dello Stato. Nessun incontro invece è in agenda per la prossima settimana con Silvio Berlusconi. Il presidente del Consiglio rientrerà domani sera a Palazzo Chigi, dopo il Capodanno a Courmayeur, dove ha pagato di tasca sua - precisa lo staff in risposta alle domande di un deputato di Fdi - l'alloggio nella caserma degli alpini «Perenni» e lo skipass per sè e famiglia. Sarà una Befana di lavoro, dunque, per Renzi. Che riprende il filo attraverso un messaggio di buon anno su Twitter e poi su Facebook. Non si stanca di ricordare che con la legge di stabilità ha tagliato 18 miliardi di tasse: «Si può fare di più, ma è la prima volta». Ma è consapevole che nel 2015 ci sono ancora tanti tasselli del 'puzzle' riforme da mettere a posto e una crisi economica da combattere, come ha ricordato il presidente Napolitano nel discorso di fine anno. E allora sia chiaro: «Facciamo sul serio», scrive il premier. «Sarà l'anno della riforma costituzionale, della nuova legge elettorale, di un fisco e una giustizia nuovi - promette - Ci occuperemo di cultura, scuola, Rai, Green-act e lavoro. E di pubblico impiego, di modo che non accadano più vicende» come quella dei vigili assenteisti a Roma. Sui diversi capitoli Renzi farà il punto con i ministri all'inizio della prossima settimana. Poi si preparerà al discorso di chiusura del semestre Ue, il 13 gennaio a Strasburgo. E il 20-21 sarà al forum economico di Davos, il 22-23 a Firenze riceverà Angela Merkel. Ma è quello 'non scritto' nell'agenda di Palazzo Chigi l'appuntamento cruciale: l'elezione del nuovo capo dello Stato. Napolitano potrebbe rassegnare le dimissioni all'indomani del 13 gennaio, dunque i grandi elettori dovrebbero essere convocati per la fine del mese. In quel lasso di tempo il premier tenterà l'impresa di far approvare il ddl costituzionale alla Camera e l'Italicum al Senato. Una «impresa», ammette qualche renziano, perchè alle 'naturalì resistenze si sommerà l'elemento politico di una partita per il Colle che entra nel vivo. «Siamo grandi esperti» della tecnica anti-ostruzionismo del 'cangurò, ha detto Renzi a testimoniare ferma determinazione. Ma eventuali forzature potrebbero guastare il clima del voto per il Quirinale e allargare le fila dei franchi tiratori, avvertono sia la 'fronda' di FI, che chiede di rinviare le riforme, che la minoranza del Pd. Perciò la minoranza dem spera di sentire da Renzi nell'assemblea dei parlamentari convocata per mercoledì, un'apertura sulla riduzione dei 100 capilista bloccati, il nodo più controverso. Ma non è detto ciò avvenga: nella riunione, che potrebbe chiudersi con un voto, Renzi serrerà le fila in vista del rush finale in Aula. Ribadendo probabilmente la necessità di non rallentare il timing serrato delle riforme. Nessun incontro sulle riforme, affermano da palazzo Chigi, è invece previsto la prossima settimana con Berlusconi. Il leader Pd e il Cavaliere per ora probabilmente non si vedranno, osserva un deputato renziano, anche per non alimentare il sospetto che il vero argomento di discussione sia, a giochi ancora fermi, il Colle.