PALERMO. «La crisi ha cancellato in Sicilia oltre 9 mila piccole e medie imprese artigiane in sette anni». Il presidente regionale della Confederazione nazionale dell’artigianato, Giuseppe Cascone, quantifica la riduzione del numero delle aziende che hanno chiuso i battenti negli ultimi anni e che si sono cancellate dai registri delle imprese. Nel 2008 nel settore artigiano erano attive nell’isola 87 mila aziende di medie e piccole dimensioni. Un numero che al termine del 2014 si è ridotto a 78 mila imprese. Non è il solo dato che quantifica le difficoltà che sta attraversando l’isola.
«Il Pil in Sicilia è diminuito più delle altre regioni meridionali. Nel 2014 ha perso l’1,5 per cento». Tutto ciò ha inciso anche sulla disoccupazione che, secondo la Cna, supera il 22 per cento, mentre quella giovanile è schizzata oltre il 40 per cento.
Quanto è grave la situazione delle piccole e medie imprese artigiane in Sicilia?
«È abbastanza grave. Noi registriamo una diminuzione del numero delle imprese iscritte nel registro in tutti i quattro trimestri dell’anno. Nel settore dell’artigianato nel 2014 hanno cessato la loro attività circa 3 mila imprese. Tutto ciò è legato alla diminuzione dei consumi e alla riduzione dei valori del manifatturiero. Anche i crediti vantati dalle aziende nei confronti delle pubbliche amministrazioni e i ritardi nei pagamenti hanno abbondantemente contribuito a determinare il collasso del sistema economico siciliano. Siamo in presenza di una crisi strutturale del sistema delle piccole e medie imprese in Sicilia. A ciò si accompagna la crisi della finanza pubblica regionale. E al bilancio della Regione è legata la vita dell’Isola e, in particolare, delle imprese».
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