Lunedì 23 Dicembre 2024

"No alla scorta", Ignazio Marino rinuncia alla misura di protezione

ROMA. Ignazio Marino non vuole proprio la scorta, nonostante Mafia Capitale. Il sindaco rinuncia anche formalmente alla misura di protezione suggerita dal prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro. Marino avrebbe dovuto servirsi di un'auto non blindata, come suggeriva la lettera del prefetto inviata al Campidoglio prima di Natale. Ma il sindaco ha ribadito quanto detto nelle settimane scorse. "A Roma abbiamo già un migliaio di persone che vivono sotto scorta - aveva detto -, per alcune è essenziale, per altri, soprattutto nella categoria dei politici, è una comodità per avere la macchina di Stato". Marino aveva portato l'esempio di Gianni Alemanno, suo predecessore che ha ancora la scorta, nonostante non sia più sindaco da un anno e mezzo. E oggi Alemanno, indagato per associazione mafiosa nell'inchiesta 'Mondo di Mezzo della procura di Roma, è tornato a farsi sentire con una lettera aperta linkata su Twitter. "Non dubitate di me - scrive l'ex sindaco -. Non esiste un altro Gianni Alemanno oltre quello che avete conosciuto nella militanza e nell'impegno istituzionale, dove ho fatto della lotta alla criminalità organizzata, in ogni forma, uno dei fondamentali punti di riferimento«. L'ex sindaco parla di »infamante e insopportabile accusa«, ricorda di essersi sospeso dagli incarichi politici, »ma questo non significa che venga meno il mio impegno per cercare di costruire un'Italia migliore«. Riaggregando »la destra politica e sociale«, afferma. Intanto l'ex ministro Fabrizio Barca ha avviato la mappatura dei circoli del Pd a Roma, affidatagli dal commissario del partito Matteo Orfini dopo il tornado dell'inchiesta, che ha coinvolto anche esponenti democratici. "Sarà effettuata su due piani - si legge sul sito del Pd romano -: uno sulla struttura del partito sul territorio, e l'altro per ridisegnare una mappa della città vera, dei cittadini, dei loro servizi e disservizi«. Entro gennaio 2015 inizieranno le interviste nei circoli e, dopo due tappe intermedie, a fine maggio sarà pubblicato il 'Rapporto finale". Sarà possibile seguire su internet l'intero percorso. Sul fronte giudiziario, infine, circa 300 soci lavoratori delle cooperative prima guidate da Salvatore Buzzi - indagato per Mafia Capitale - chiederanno al Tribunale di Roma di non confiscare le quote sociali già sequestrate. »Sono frutto del nostro lavoro - dicono -, non di illeciti. Buzzi ci ha tradito".

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