ROMA. "Mi assumo la responsabilità delle scelte finali". Non nasconde le difficoltà, Matteo Renzi. Alla prova del Consiglio dei ministri che deve dare forma al Jobs act mettendo nero su bianco i decreti attuativi, la sua maggioranza viene attraversata da uno scontro che alza la tensione anche nel governo.
Da una parte Ncd, dall'altra la sinistra Pd. Da un lato chi, da destra, voleva "l'opting out", cioè la possibilità di escludere il reintegro, dall'altro chi, da sinistra, reclamava più tutele. Uno scontro tutto "ideologico" che ha il sapore di un "gioco delle parti", lo definisce il premier. Che in Cdm pone fine alla disputa e, "da leader -dice- o presunto tale", decide. Perché il percorso delle riforme, ribadisce, deve andare avanti.
Il braccio di ferro, potenzialmente deflagrante, va avanti da settimane e prosegue fino a ridosso del Cdm, il cui inizio slitta di oltre due ore. Alla vigilia, Maurizio Sacconi per Ncd lancia un avvertimento che lascia poco spazio all'immaginazione, dal momento che tira in ballo la vita stessa del governo. E i ministri del nuovo centrodestra cercano fino all'ultimo di imporsi in Cdm, arrivando - riferisce qualche fonte - anche a ventilare la possibilità di non partecipare alla riunione. Sul fronte opposto però ci sono quegli esponenti della minoranza Pd (Speranza, Damiano, Epifani) che hanno votato il Jobs act alla Camera solo al termine di una lunga mediazione e dopo aver ricevuto rassicurazioni.
Ma Renzi, come racconterà lui stesso in conferenza stampa al termine dell'inedito Cdm della vigilia di Natale, evita il deflagrare dello scontro senza cedere alle pressioni. E al termine di una riunione lunga tre ore annuncia un testo nel quale ha stoppato l'opting out e i licenziamenti per scarso rendimento chiesti dagli alfaniani, ma assicura anche che il testo dei decreti delegati "è aperto al contributo delle commissioni parlamentari" che dovranno dare i pareri. Un passaggio che consente a Ncd, spiegano fonti di governo, di rivendicare il passo avanti compiuto considerando non chiusa la partita.
La "scelta" del premier però fa esultare la sinistra Pd, che festeggia l'impronta "più di sinistra" che assume il decreto sulle tutele crescenti ("Buon Natale Sacconi", twitta Roberto Speranza). Ma Renzi ne ha anche per loro e ricorda a chi da sinistra reclamava più tutele, l'arrivo dei nuovi ammortizzatori sociali. Il leader dem chiama intanto il governo fuori dalla contesta, spiegando che la riunione del Cdm non è stata solcata da "grandi polemiche" mentre è "fuori", nei partiti, nelle "componenti interne", che si svolge il "gioco delle parti". Il lavoro, spiega Renzi, è un tema sul quale "il clima politico è molto sensibile e suscettibile per un di più di attenzione ideologica". Ma il Jobs act è "un passo avanti strepitoso" e a chi lo critica la risposta è tranchant: "Dove eravate quando governavate? Buon gioco delle parti e buon Natale".
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