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Bilancio, Crocetta contro Renzi:
ha tagliato alla Sicilia 1,2 miliardi

Il governatore ha spiegato che gli anni terribili della sua presidenza, quando si trovò ad ereditare dalle precedenti amministrazioni un deficit di bilancio di 3 miliardi, sono alle spalle

ROMA. È tutta un'altra storia quella che il governatore Rosario Crocetta racconta sui conti della Sicilia. Un'altra storia rispetto a quella a tinte fosche disegnata ieri dall'assessore al Bilancio della sua giunta, Alessandro Baccei, che aveva parlato di stipendi a rischio dal primo maggio prossimo, in assenza di drastiche riforme. Crocetta - che oggi ha convocato una conferenza stampa, poche ore dopo aver saputo delle minacce di morte nei suoi confronti giunte all'alba al centralino del 113 - spiega che «il peggio è passato», che gli anni terribili della sua presidenza, quando si trovò ad ereditare dalle precedenti amministrazioni un deficit di bilancio di 3 miliardi, sono alle spalle. «Baccei - dice il governatore - è arrivato da poco. Non sa quello che abbiamo trovato. Io che so da dove veniamo, non riesco ad essere pessimista». E lancia un messaggio a Renzi: «Non faccia alla Sicilia quello che non vuole che l'Ue faccia all'Italia».

Insomma, niente politiche di tagli indiscriminati, «niente macelleria sociale. Il presidente del Consiglio, quando elogia la crescita degli Stati Uniti, sa bene che i tagli al limite del 'rigor mortis' non portano alcuno sviluppo. Allora perchè ha tagliato alla Sicilia 1,2 miliardi di trasferimenti? Inoltre, è delittuoso il colpo di scure ai fondi Pac, che servono anche al rilancio delle aree industriali di Gela e Termini Imerese».

Crocetta rivendica al suo governo l'aver abbattuto la spesa corrente per 1,7 miliardi, e sottolinea che «le entrate reali del 2013 e 2014 non hanno subito cali, nonostante la crisi, grazie al buon utilizzo dei fondi Ue che hanno creato gettito per le casse pubbliche. E nel 2015 le entrate potrebbero ancora crescere». Il governatore liquida come «stupidaggini» le voci su un possibile commissariamento della Regione, e smentisce le cifre sulle consulenze riportate dalla stampa, che farebbero riferimento a dati ministeriali: «Spendiamo da 200 a 300 mila euro per i 7 consulenti che abbiamo, non certo i 3 milioni di cui si parla. Chiariremo con Roma la questione, forse oggi stesso».

«Non escludo che per due o tre mesi i rifiuti prodotti in Sicilia possano essere portati all'estero», ha aggiunto Crocetta, dopo la chiusura di alcune discariche in Sicilia. «L'emergenza - ha detto- dovrà servire a cambiare rotta. penso che in finanziaria inseriremo una norma che sanziona i comuni che non fanno la differenziata, scandalosamente ferma in Sicilia al 10%». Crocetta ha ricordato che la politica dei termovalorizzatori, così come era stata concepita dalle passate amministrazioni, «non era praticabile: impianti troppo grandi e desueti, bandi irregolari. Quel modello era sbagliato, la Sicilia non ha bisogno di pattumiere». Ma apre alla realizzazione di piccoli impianti non inquinanti, da affiancare a una politica forte della raccolta differenziata.

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