ROMA. Forse perchè Matteo Renzi lo ha provocato, dicendosi lieto di averlo riportato a fare il comico, forse perchè l'ostruzionismo degli M5s non è bastato a fermare il sì del Senato alla legge di stabilità e l'incardinamento dell'Italicum, ma Beppe Grillo oggi è scatenato. «Votare di notte come i ladri, con un presidente del Senato senza dignità, un testo con parti addirittura mancanti. Ieri notte è andata in onda l'ennesima pagliacciata di una repubblica in mano a golpisti e tangentari. Il parlamento va sciolto e bisogna andare a nuove elezioni al più presto», sentenzia dal suo blog, parlando di «dittatura con la vaselina». Non basta. Nel mirino di Grillo finisce di nuovo anche il Capo dello Stato, insultato al pari del Presidente del Senato Grasso e del ministro del Lavoro Giuliano Poletti. «Siamo nelle mani di folli che stanno facendo a pezzi la Nazione, sotto gli occhi di un presidente della Repubblica tremebondo, che ha tradito la Costituzione», attacca Grillo dopo la maratona notturna che ha portato all'approvazione della legge di Stabilità. «Il portavoce del M5S Vacciano - si legge nel blog - ha chiesto a Grasso stanotte che testo si doveva votare, visto che mancavano pezzi. Quello di Topolino? L'ineffabile Grasso ha risposto che il governo avrebbe integrato il testo. Ma chi crede di prendere per il culo? I cittadini dovranno subire una legge finanziaria che li massacrerà di tasse senza che il contenuto sia discusso e neppure scritto. Questa è dittatura con la vaselina», affonda il leader M5s,a cui replica a stretto giro il Presidente del Senato: «Sono abituato per la mia precedente professione a tenere conto del dissenso. Le critiche possono arrivare, l'importante è che si riconoscano gli obiettivi raggiunti. Il mio compito è far votare in Aula quello che la maggioranza mette insieme per far andare avanti il Paese». E ancora strali sul ministro Poletti, a cui Grillo intima «dimettiti, subito», rilanciando una nota del deputato M5S, Massimo Baroni contro il ministro del Lavoro. E non solo per la foto insieme a Salvatore Buzzi, principale indagato dell'inchiesta su mafia capitale. Per i grillini ora c'è anche «un appalto: la cooperativa di Buzzi, al centro dello scandalo romano, si occupa delle pulizie del ministero di Poletti». «Poletti andava a cena con Buzzi e tutto il cucuzzaro, presenziava alla presentazione del faraonico bilancio della sua cooperativa - afferma Barone - Poletti era presidente della Legacoop, ma non si è accorto di nulla. Ora è il ministro del Lavoro e non si è accorto dell'appalto dato con l'avallo del suo ministero alla cooperativa di Buzzi. Poletti, forse - conclude il M5S -, non si è accorto neanche di essere un ministro. Poletti deve dimettersi, per restituire un minimo di dignità all'istituzione che rappresenta. »La cooperativa '29 Giugnò, già di Salvatore Buzzi (in carcere per Mafia Capitale) - ora affidata ad amministratori giudiziari - è stata autorizzata dal Tribunale di Roma a proseguire i lavori di pulizia nelle sedi del ministero del Lavoro«, si discolpa il ministro.