ROMA. Referendum sull'euro e Napolitano. Sono i due obiettivi di Beppe Grillo che torna a Roma e spara a zero sul capo dello Stato. «Napolitano non dovrebbe dimettersi ma costituirsi: è responsabile di aver firmato qualsiasi cosa», attacca il leader M5S prima di incontrare i giornalisti stranieri presso la sede della Stampa Estera per promuovere la raccolta di firme dei cinquestelle per la consultazione contro la moneta unita («Abbiamo già raccolto 50mila firme», esulta). Il messaggio che passa è l'affondo contro Napolitano che gli vale la replica «indignata» dei partiti. «Prima era un comico, ora mette solo tristezza», afferma il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini. D'altronde il capo pentastellato ai dem non risparmia frecciate soprattutto in riferimento allo scandalo 'Mafia capitale': «Voglio leggervi un'intercettazione. Buzzi parlando con Carminati dice: 'il problema è che Grillo è riuscito a distruggere il Pd'. Vuol dire che il referente loro è un partito che si chiama Partito Democratico». «Se avessimo fatto un'alleanza con il Pd adesso staremmo dentro questa roba qua». Grillo appare tutt'altro che «stanchino», anzi è proiettato sulla prossima elezione del nuovo capo dello Stato (boccia sonoramente il nome di Romano Prodi) e fa una inattesa apertura alla Lega Nord sulla questione referendum euro. Il giudizio del leader 5S su Napolitano si trasforma in un processo: gli rimprovera di «aver firmato la legge Fornero, lo scudo fiscale, il lodo Alfano», di aver remato contro il movimento, impedendogli di andare al Governo. «Ha gravissime responsabilità», aggiunge. Eppure rende esplicita l'intenzione di aprire un canale di dialogo con i partiti per indicare il nuovo capo dello Stato: «Il nuovo presidente della Repubblica dovrà essere una persona che non firmi qualsiasi cosa, una persona di buon senso, una persona normale e al di fuori degli schieramenti politici». Il M5S sceglierà il suo candidato con le «quirinarie», il voto online dei militati, ma - ed è questa la sorpresa - è disposto anche a «votare un candidato dei partiti se non appartiene al mondo della politica». «Lo abbiamo già fatto per la Consulta e il Csm», spiega. Romano Prodi? «No, non se ne può più». Ma tutte le questioni legate al Colle finiscono per mettere in secondo piano il vero obiettivo della sua visita capitolina: il referendum sull'Euro. Grillo apre un canale di confronto con la Lega Nord. «Salvini non l'ho mai visto - spiega - Ma, se realmente vuole un referendum contro l'Euro, andiamo avanti». Alleanza? «No, lo Statuto del M5S non lo consente ma le battaglie su temi specifici si possono fare insieme». Su altri temi, invece, i cinquestelle prendono le distanze: «Noi non siamo razzisti. Sugli immigrati la destra ci ha speculato sopra». Anzi, su questo punto chiama in causa l'ex segretario della Lega Roberto Maroni: «Per gli immigrati diede 32 milioni alla Regione Lazio». Poco dopo, però, ammicca di nuovo all'elettorato leghista. «Se c'è il secessionismo - dice - significa che lo Stato centrale non ha lavorato bene». Insomma, con la Lega si apre una partita di possibile collaborazione ma anche di rivalità.