PALERMO. Una manovra in due tempi. Il primo, subito, con un bilancio provvisorio che prevede tagli che potrebbero raggiungere e superare i 3 miliardi. Il secondo, a fine aprile, in cui varare la Finanziaria sperando che nel frattempo Roma abbia dato una mano di aiuto che viene calcolata in 600 milioni. Ecco il piano del governo, Crocetta lo ha illustrato ieri ai capigruppo di maggioranza prima di iniziare una riunione di giunta con l’obiettivo di approvare il bilancio entro la nottata. Obiettivo fallito anche oggi, per la terza volta in tre giorni, proprio per la difficoltà di mettere a punto tutti i tagli necessari. Se ne riparlerà lunedì.
Assieme al bilancio Crocetta conta di approvare subito l’esercizio provvisorio per autorizzare la spesa fino a fine aprile. «Nel bilancio gli unici capitoli che avranno una copertura delle spese fino a fine anno sono quelli che riguardano gli stipendi - anticipa Lino Leanza di Sicilia Democratica - tutto il resto avrà copertura per i primi 4 mesi». Così si raggiungerà l’obiettivo di spalmare tagli che al momento di entrare in giunta i tecnici stimavano perfino superiori ai 3 miliardi e che Crocetta ha ammesso «non saranno inferiori ai 2,4 miliardi».
Il primo effetto, per esempio, sarà quello di non poter pagare durante l’esercizio provvisorio niente che non rientri nella busta paga base. Stop quindi a premi, straordinari e indennità varie. Ferme o quasi fin da subito le spese collegate a imprese o settori non prioritari dell’amministrazioni. Ma questo assicura solo la sopravvivenza fino in primavera. Nel frattempo da gennaio ad aprile la vera partita si giocherà a Roma: «Crocetta ci ha spiegato - illustra Giuseppe Picciolo, capogruppo dei Drs - che il governo tratterà per abbassare la quota di finanziamento della sanità a carico della Regione. Oggi per noi è il 49% del totale mentre nel Lazio questa soglia è ferma al 42%. Se ci adeguassimo, risparmieremmo 600 milioni». Che però dovrebbe dare lo Stato. Un’altra manovra riguarda lo spostamento di varie spese per società partecipate ed enti regionali dentro il fondo sanitario: in pratica l’Arpa e alcune partecipate entrerebbero nei capitoli di spesa della sanità dividendo il budget con Asp e ospedali mentre una somma analoga sarebbe cancellata dal resto del bilancio regionale. Nel frattempo società come Sviluppo Italia Sicilia, che nulla hanno a che fare con la sanità, sarebbero guidate verso la chiusura. E ci sarebbe il problema di ricollocare il personale.
L’assessore all’Economia, Alessandro Baccei, che non un solo dato ha illustrato pubblicamente fino a ora, ieri si è presentato ai deputati con un calendario in cui ha fissato tutte le riforme da varare necessariamente prima della Finanziaria o contestualmente. L’obiettivo è introdurre modifiche strutturali ai principali settori pubblici per risparmiare almeno 200 milioni all’anno. E poi spostare ciò che resta a carico del fondi europei.
Presidente e assessore hanno ricevuto un sostanziale via libera politico dai capigruppo della maggioranza, malgrado le critiche sollevate durante la riunione da Antonello Cracolici del Pd. I leader di partito sono usciti carichi di preoccupazione da Palazzo d’Orleans: «Che manovra economica ci attende? Dire che sarà lacrime e sangue è un eufemismo. Confidiamo nel piano di Baccei» ha commentato Mimmo Turano dell’Udc.
L’assessore però deve vincere anche qualche resistenza in giunta visto che ha confidato ieri di non aver ricevuto da ben sei assessorati (su 12) le schede che aveva chiesto per individuare margini su cui tagliare. Il governo registra già le proteste dei sindacati (le leggete a pagina 4) e dell’opposizione. Per Gino Ioppolo e Santi Formica della Lista Musumeci «è inconcepibile che non si abbia nemmeno la più pallida idea di un bilancio regionale, mentre tutto lascia presagire un lungo esercizio provvisorio. Siamo di fronte all'aggravarsi della situazione finanziaria anche per via dell'incapacità di Crocetta e Baccei di intraprendere un serio contenzioso con Roma».
In questo clima Crocetta dovrebbe portare all’Ars fra il 29 e 30 dicembre il bilancio e l’esercizio provvisorio a cui agganciare le proroghe per i precari. L’unica fonte di finanziamento a quel punto sarà il mutuo da due miliardi che dovrebbe essere approvato contestualmente.
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