ROMA. Il Paese è in uno stato di evidente «degrado» morale e sociale, stravolto da «faziosità» presenti in tutti i partiti, lacerato da criminali infiltrati nella politica, con un Parlamento di fatto bloccato nella sua attività legislativa. Ma soprattutto l'anti-politica dilagante rischia di «degenerare in patologia eversiva». Mentre è iniziato il «count down» per la sua annunciata uscita dal Quirinale Giorgio Napolitano ha tracciato oggi un'analisi preoccupatissima della salute dell'Italia vedendo solo un raggio di luce nelle nuove leve di parlamentari ai quali chiede di recuperare «lo spirito di servizio». salutando l'Accademia dei Lincei, il presidente della Repubblica ha disegnato in un complesso discorso un Paese profondamente in crisi, ferito dal dilagare della corruzione, incapace di resistere alle sirene del populismo, schiacciato nei propri egoismi, incapace di reagire e di portare a termine quelle riforme istituzionali per le quali si è tanto speso.
Bisogna «frenare» subito quest'onda dell'antipolitica e devono essere proprio i partiti collettivamente a saper trovare gli anticorpi di un virus che ormai è conclamato. A partire da gran parte della classe dirigente messa oggi sotto accusa di miopia politica incapace di vedere il disastro che invece i cittadini percepiscono e che li avvicina al riflusso di un populismo che non solo cavalca i sentimenti facili della gente ma canalizza in Parlamento «metodi concreti di intimidazione fisica, di minaccia, di rifiuto di ogni regola e autorità». Nessun riferimento preciso da Napolitano, ma Beppe Grillo ha subito tradotto le parole del capo dello Stato con una reazione durissima quanto istintiva: «Napolitano deve stare molto attento rischia che lo denunciamo per vilipendio del Movimento», ha risposto seccamente lasciando il Senato, ai giornalisti che gli chiedevano un commento alle parole del capo dello Stato. Il tutto nel giorno in cui il leader M5s lanciava il referendum anti-Euro. E Napolitano, convinto europeista, anche di questo ha parlato oggi stigmatizzando le troppe «svalutazioni sommarie e posizioni liquidatorie» che si registrano sull'Europa. «Bisogna riavvicinare i giovani alla politica», ha premesso Napolitano ricordando come nell'Italia del dopoguerra un'intera generazione, sfinita dal fascismo e devastata dalla guerra, seppe riprendere in mano le redini del Paese spinta dalla voglia di «una politica pulita» capace di un potente processo costituente.
Per questo il presidente ha voluto con forza garantire che i fenomeni di malavita e corruzione emersi a Roma verranno duramente stroncati: «Non deve mai apparire dubbia la volontà di prevenire e colpire infiltrazioni criminali e pratiche corruttive nella vita politica e amministrativa che si riproducono attraverso i più diversi canali come in questo momento è emerso dai clamorosi accertamenti della magistratura nella stessa capitale», ha assicurato. Ma una delle constatazioni più amare di Napolitano è dedicata proprio al Parlamento. «Mai era accaduto, come nel biennio scorso, l'avvio in Parlamento di metodi e atti concreti di intimidazione fisica, di minaccia, di rifiuto di ogni regola e autorità, di tentativi sistematici e continui di stravolgimento e impedimento dell'attività legislativa delle Camere». «Da troppo tempo - ha ricordato impietoso il presidente - si colpisce impunemente il funzionamento degli istituti principali della democrazia rappresentativa, non solo si stracciano in un solo impeto una pluralità di valori tradizionali o comunque vitali, ma si configura la più grave delle patologie con cui siamo chiamati come Paese civile a fare i conti: quella che penso possiamo chiamare la 'patologia dell'anti-politicà». Ecco, l'anti-politica. Che nasce dalla corruzione, dall'assenza di ogni etica, dal rifiuto delle regole della democrazia ma che proprio dall'impotenza del Parlamento si irrobustisce. Bisogna dare agli italiani, ha concluso, «ragionevoli speranze», senza enfasi, ma darle chiudendo il sipario al triste spettacolo parlamentare fatto «di cieche spirali di contrapposizione faziosa e talora persino violenta».
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