ROMA. «Io favorito al Quirinale? I bookmaker sbagliano sempre...»: parole scaramantiche quelle pronunciate da Romano Prodi nel febbraio dell'anno scorso quando veniva portato in trionfo dagli scommettitori «istituzionali, ma che si rivelarono sfortunatamente profetiche per il professore impallinato dalla carica dei 101. Vita dura quella dei bookmaker che si occupano di politica e che si scontrano con quella realtà imperscrutabile dove 2+2 non sempre fa quattro.
Lo sa bene Prodi che bruciato dal fuoco amico ha plasticamente smentito i bookmaker i quali hanno dovuto fare i conti oltre che con l'aleatorietà della materia, anche con una inedita variabile indipendente, il cecchinaggio. L'obiettivo dei giocatori resta sempre quello, fare centro, azzeccare la scommessa. Una partita coinvolgente carica di incognite che come nel calcolo delle probabilità sembra sempre ripartire da zero (e neanche a farlo apposta ora si riparte dal Prof).
A due anni dal bis di Napolitano (i bookmaker di allora guardando il dito si persero la luna) si riaprono i giochi per il Colle (anno nuovo presidente nuovo) e a riempire le caselle sono nomi collaudati come quelli di Stefano Rodotà, Giuliano Amato, Gianni Letta, Mario Draghi. In ottima posizione sulle lavagne degli scommettitori si legge anche il nome di Emma Bonino insidiata dalle new entry dell'era renziana come il ministro Roberta Pinotti, e anche dalla presidente della Camera Laura Boldrini.
Inspiegabilmente trascurato, invece, Pietro Grasso collocato dai bookmaker come fanalino di coda (a pari merito con il sottosegretario Graziano Delrio), sottovalutando il suo ruolo di seconda carica dello Stato, possibile (e quasi automatico) trampolino di lancio presidenziale. Ma nella classifica dei bookmaker di questi giorni, come si diceva, svetta ancora una volta Romano Prodi che però non ha dimenticato il tradimento dei suoi e sa che il gruppo dei 101 ora in sonno, potrebbe tornare in azione. Ecco perchè ha fatto sapere che non ha «alcuna intenzione di fare il presidente della Repubblica».
Ebbene, non foss'altro che per fargli dispetto, il suo Pd potrebbe costringerlo a salire al Quirinale. Di certo scalerebbe volentieri il Colle il suo avversario di sempre, Silvio Berlusconi che, per contro, da sempre si sente pronto per l'incarico («sarei il migliore presidente possibile»). E che - sorpresa - i bookmaker collocano a metà della classifica a pari merito con Anna Finocchiaro, Piero Fassino, Dario Franceschini e Pier Ferdinando Casini. Dunque, l'esperienza insegna che nulla si deve dare mai per scontato: la sorpresa è sempre in agguato.
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