Auspica che i partiti adottino codici etici che limitino le candidature di chi non ha i requisiti, chiede loro di andare oltre le primarie di coalizione per una scelta più attenta della classe dirigente e suggerisce continui controlli sugli introiti di chi occupa ruoli istituzionali. A parlare è l’ex presidente del Senato, Renato Schifani, oggi responsabile dell'attuazione del programma del Nuovo Centrodestra, che nel 2002 da capogruppo di Forza Italia ha contribuito a trasformare in definitivo l’istituto del carcere duro previsto dal 41 bis. Nel 2008, invece, da un suo suggerimento nacque il sequestro equivalente, cioè una norma che consente il sequestro di beni leciti di pari valore a quelli illeciti trasferiti a terzi in buona fede. Lei di recente ha ricevuto nuove serie minacce, con l'accusa di avere promosso pesanti ostacoli legislativi contro Cosa nostra. Da legislatore, come pensa che si debba affrontare la questione morale posta dall’inchiesta Mafia Capitale? «A volte non bastano le leggi per stroncare il malaffare e la corruttela. Bisogna fare attenzione alla selezione della classe politica, introducendo e prevedendo anche all’interno degli stessi partiti dei codici etici di valutazione della propria futura classe dirigente. E poi bisogna andare oltre al positivo principio delle primarie. Queste costituiscono un valido elemento di selezione dei propri futuri rappresentanti, ma purtroppo non sono una garanzia per il futuro comportamento di questi elementi. Le leggi sulla corruzione e la legge Severino che tocca i pubblici amministratori stanno dando i loro frutti e anche le modalità di indagini sofisticate dei nostri inquirenti dimostrano come queste patologie vengono scoperte e sanzionate, ma se vogliamo andare alla radice del problema occorre, da un lato, evitare di generalizzare e quindi penalizzare un’intera classe politica, dall’altro lato, accentuare i controlli preventivi sugli arricchimenti sospetti e sulle condotte di vita sproporzionate rispetto ai propri redditi». L'INTERVISTA INTEGRALE NELLE PAGINE DEL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA