ROMA. «Ma secondo voi ho affrontato un anno e mezzo di cambiamenti così radicali per poi dire "ho scherzato adesso vado alla spiaggia"?». Così il sindaco di Roma Ignazio Marino risponde a chi gli chiede se avesse intenzione di dimettersi, chiarendo: «Non ci penso proprio».
«Con noi gli affari sono finiti. Si vergognino e se ne vadano da questa città. Noi stiamo dall'altra parte». Così il sindaco di Roma Ignazio Marino intervenendo alla 'Factory365', la convention dei giovani dem a Roma, riferendosi all'indagine su 'Mafia Capitale".
«Ho visto che le persone erano molto contente di vedermi in giro per la città - commenta -. Ho ricevuto tante parole di sostegno, di supporto, urla 'Resisti, siamo tutti con te". Credo sia giusto farsi vedere nella normalità in una città che non è mafiosa ma che ha subito degli schiaffoni violenti da persone criminali».
Il primo cittadino è stato poi accolto da applausi al suo ingresso alla convention dem. «Non dò giudizi morali sulle persone o sul partito. Matteo Renzi ha deciso di avere un commissario. È una persona specchiata, Matteo Orfini. Credo che i giudizi il partito possa darseli da se stesso al suo interno», ha detto Marino rispondendo a un'intervista a Rainews24, a chi gli chiedeva un commento sugli esponenti del Pd "toccati" dall'inchiesta "Mafia Capitale".
«Credo che il mio partito - spiega -, attraverso la mia guida di questo Comune, una responsabilità l'ha presa: mandare a casa tutti i consigli di amministrazione che c'erano stati in precedenza, chiudere la discarica di Malagrotta, fare tutte le denunce possibili alla Procura sui fatti che ritenevamo essere illeciti, andare da Raffaele Cantone per fare chiarezza sugli appalti». «Sono finanziamenti pubblici che un candidato raccoglie. Candidature importanti richiedono un finanziamento trasparente. E non sono buste di soldi. Ma soldi trasferiti con bonifico bancario e denunciati alla Corte dei conti. Esattamente come io ho ricevuto finanziamenti dalle cooperative di Roma", a chi gli chiede un commento sul contributo per la campagna elettorale ricevuto da Salvatore Buzzi, coinvolto nell'inchiesta "Mafia Capitale".
«Quella cooperativa si occupava del reinserimento dei detenuti - aggiunge - Se poi a capo ci fosse un delinquente io non sono un procuratore, non sono un investigatore. Non avevo motivo per poterlo sapere».
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